Una carbonara che alla fine carbonara non è – tutto ciò che serve per scatenare la furia del popolo internettiano. Ci stiamo riferendo a un recente cortometraggio a marchio Barilla intitolato “Open Carbonara” che punta, in parole povere, a promuovere una cucina che possa essere assaporata da tutti i bambini – una carbonara più “inclusiva”, se preferite. Lo spot incriminato è stato lanciato proprio in occasione del Carbonara Day, ma i suoi contenuti, che fondamentalmente vedono la ricetta originale venire declinata in una nuova versione appetibile per tutti, non sono affatto stati apprezzati; tant’è che su Twitter si legge di movimenti di boicottaggio e innumerevoli e inesauribili discussioni per celebrare l’integrità della ricetta originale.
Barilla e la carbonara “inclusiva”: la furia del web
Nulla di nuovo sul fronte occidentale, ci verrebbe da dire: cambiamenti più o meno radicali a ricette altrimenti tradizionali sono – e con ogni probabilità saranno – sempre accolti con decise levate di scudi, cori da stadio e un atteggiamento di difesa quasi ossessivo. Ma riavvolgiamo un po’ il nastro: com’è venuta a Barilla st’idea della carbonara “inclusiva”? Nello spot siamo in una mensa scolastica in quel di Roma, dove bimbi di diverse origini consumano pasti diversi: alcuni gustano la carbonara, altri gli spaghetti al pomodoro in quanto non possono mangiare la carne di maiale.
Da qui l’idea del padre di una bambina, chef di mestiere: creare una ricetta alternativa che possa fare a meno di guanciale, uova e parmigiano. Il risultato è un piatto nuovo con patate, zafferano e rape rosse che, al di là di una semplice somiglianza visiva, la carbonara tradizionale ha ben poco con cui vedere. Il messaggio, naturalmente, è che anche l’autorità della tradizione può essere messa da parte nel nome dell’inclusività.
La reazione del popolo internettiano, come accennato, è stata quella di darsi ala protesta belligerante con tanto di torce e forconi. C’è chi ha definito il tutto come “woke”, termine etichetta sovente utilizzato per indicare in maniera dispregiativa chi si occupa di ingiustizie sociali anche a scapito, a volte, di problemi più concreti; o chi ha preso a condividere l’hashtag #BoycottBarilla invitando a boicottare il marchio di pasta in favore di altri brand.
Non mancano, poi, coloro che teorizzano di complotti avanzati sulla società occidentale, che vedono nello spot un tentativo di sopprimere la tradizione in favore di una società sottomessa ai dettami dell‘Islam. È bene notare, tuttavia, che non è la prima volta che Barilla si “sporca” le mani con tematiche che inevitabilmente finiscono per far inferocire le masse: i nostri lettori più attenti ricorderanno il tentativo dello scorso autunno di aprire il dialogo alla produzione di prodotti alimentari con farina di insetti.