Anche se dal 18 maggio si potrebbe aprire, Arrigo Cipriani sceglie di non farlo e di tenere chiuso lo storico Harry’s Bar di Venezia, per via delle “condizioni demenziali” imposte dal Governo.
La situazione, a Venezia, è sicuramente più critica che altrove: oltre al fatto che la regione è stata tra le più colpite dal Coronavirus, in città è ancora fresca la ferita causata dall’ultima, devastante, acqua alta. Già allora Arrigo Cipriani, patron dello storicissimo Harry’s Bar di Venezia, si era scagliato contro il premier Giuseppe Conte e tutta la classe politica italiana, colpevole di essersi inventata “questa truffa che è il Mose, contro la quale parlo da anni”.
Oggi Cipriani torna ad attaccare le istituzioni, per le regole imposte per la riapertura dei locali in sicurezza. “Ci dovrebbero essere 4 metri quadrati attorno ai commensali e dovrò chiedergli l’autocertificazione, per sapere in che rapporti sono tra loro. È pazzesco”, dice Cipriani, che si lamenta anche della poca chiarezza delle normative. “Sulla prenotazione, scrivono che è ‘preferibilmente obbligatoria’, ma o è un obbligo o no?”. Con le nuove norme e il taglio dei coperti, Arrigo Cipriani fa sapere che dovrebbe licenziare almeno un terzo dei suoi 75 dipendenti.
Dunque, terrà le serrande giù, per protesta contro quelle che “sono condizioni demenziali scritte da gente senza idee e se resteranno così, non si riapre né lunedì né mai più”.
[Fonte: Ansa]