L‘Austria è sempre più vicina alla birrocrazia: nonostante le elezioni presidenziali si siano di fatto concluse con la (assolutamente prevedibile) vittoria di Alexander Van der Bellen, rieletto con il 56,2% dei voti, la mole di preferenze per il cosiddetto Partito della Birra non può certo essere ignorata – l’8,4% dei voti, valenti per il terso posto, rimanendo alla spalle del solo candidato dell’ultradestra Fpoe Walter Rosenkranz, che invece si è fermato al 17,9%.
Avete la memoria un po’ corta? Non c’è problema, siamo qua apposta: il Partito della Birra (o Bier Partei) nacque nell’ormai lontano 2015 come “progetto satirico”, ma è riuscito a cavalcare il proprio motto – Vivi e lascia vivere (tranne i bevitori di Radler) – fino a ottenere undici seggi in quel di Vienna, diventando consiglieri distrettuali con l’1,8% delle preferenze. Il movimento birrocratico ha proposto ai cittadini di costruire una fontana di birra nel centro storico della capitale austriaca, la fornitura universale mensile di un barile di birra a tutte le famiglie austriache e l’introduzione di test attitudinali obbligatori per i politici; e ha fatto dei propri cavalli di battaglia l’importanza della libertà di opinione (in particolare nella libera scelta della varietà delle bionde) e l’introduzione di aiuti e sussidi per le persone meno abbienti (da intendere come “meno dotate nella sottile arte del gomito alzato”). Il successo maggiore è arrivato proprio nelle urne di Vienna: secondo i sondaggi il Bier Partei ha convinto soprattutto i giovani under 30, come sempre particolarmente attenti alle tematiche sociali e ambientali.