L’Australia chiede più chiarezza sulle etichette dei prodotti vegetali plant based, in modo che non vengano confusi con quelli a base di proteine animali. A far partire la richiesta è stata la senatrice del Queensland Susan McDonald, che ha affermato che i prodotti a base vegetale avrebbero dovuto trovare dei nomi alternativi a quelli già usati, per non confondere il consumatore. Più o meno lo stesso discorso che anni fa l’Europa si è trovata ad affrontare con il “latte” a base vegetale (che infatti latte non si può chiamare e che addirittura avrebbe potuto rischiare di avere un packaging diverso dal latte animale) o la Francia, dove “carne vegetale” non si può dire, perché la legge vieta di chiamare le versioni vegetali di prodotti animali con nomi riferiti a questi ultimi.
Così ora anche l’Australia sta pensando a un quadro normativo di questo tipo, con una revisione dell’Australian Competition and Consumer Commission (ACCC) e nuove linee guida del Food Standards Australia New Zealand Code (FSANZ). L’idea è quella che l’uso da parte del settore delle proteine vegetali di descrittori, immagini e termini relativi alla sfera dei prodotti a base di materie prime animali possa causare confusione tra i consumatori e approfittare della reputazione costruita nel tempo dall’industria della carne rossa.