Dovrebbero arriva i ristori promessi dal Governo per i pescatori danneggiati dal granchio blu. Se non ci saranno ulteriori intoppi (ma quando mai non ce ne sono in questi casi?), ecco che il tutto dovrebbe partire dal 16 ottobre. Il Governo ha messo da parte 2,9 milioni di euro grazie al decreto Ombnibus approvato il 7 agosto (dovrà essere convertito in legge entro il 10 ottobre).
Tutto inizierà il 16 ottobre e si andrà avanti per tutto il mese di novembre. Si sa già che non ci sarà un click day, mentre le risorse verranno liquidate dalla Direzione pesca basandosi sulle fatture presentate.
Come funzionano i ristori per il granchio blu?
Nel caso il numero di richieste arrivate superasse il tetto dei 2,9 milioni di euro, ecco che automaticamente le quote dei ristori verranno ridotte pro-capite. Nel tentativo di rendere più rapida la procedure di presentazione delle domane, ecco che verrà creata una piattaforma digitale (suppongo incrociando le dita che funzioni tutto in maniera sensata).
Con la norma attuale (ma Francesco Lollobrigida dovrà ancora perfezionare la bozza entro prossima settimana), è previsto un contributo dell’80% per coprire le spese sostenute dai pescatori per attrezzare i pescherecci e le imbarcazioni alla pesca dei granchi blu (con riferimento alle nasse e all’acquisto della strumentazione necessaria). Inoltre è anche previsto un contributo del 100% sui costi inerenti il trasporto e lo smaltimento.
Non dovrebbe invece esserci il contributo che era stato previsto per quanto riguardava l’acquisto del carburante.
Nel frattempo che tutta la macchina si metterà in moto, ecco che le associazioni di pescatori stanno facendo pressing sul Governo affinché dichiari lo stato di calamità. In tal modo potranno attivarsi diverse deroghe al settore, fra cui anche la possibilità di pesca a strascico. Anche se, in quest’ultimo caso, bisognerà vedere anche cosa dice l’Unione Europea in merito alla pesca a strascico.
Al momento il Governo sta cercando di smaltire il prodotto in due modi: gastronomicamente parlando, cioè spingendo ricette a base di granchio blu e commercializzandolo, esportandolo anche in America, sua zona d’origine.
Pochi giorni fa, per esempio, un primo carico di 15 tonnellate di prodotto semi lavorato sotto forma di sugo o polpa è partito verso gli Stati Uniti tramite la start-up di Rimini Mariscadoras.
Nel frattempo, qui da noi, il Pastificio Artusi di Padova ha lanciato sul mercato una linea di ravioli ripieni di polpa di granchio blu. Intanto si pensa di esportare il prodotto anche in Francia, mentre è stata contattata anche Assalzoo, Associazione di riferimento per la mangimistica italiana: perché non usarlo per i mangimi animali?
Non dimentichiamoci, poi, di tutti gli chef che stanno introducendo il granchio blu nel proprio menu (cosa che molti chef in realtà stavano già facendo da tempo).