L’avocado sostenibile è una contraddizione in termini? Sì, a meno che non sia un finto avocado. Siamo nell’era dei sostituti, si sa, e non è solo più questione di “carne” a base vegetale o “latte” risultato di fermentazione di precisione. Signore e signori, diamo il benvenuto all’ecovado: invenzione originale a partire dal nome.
L’Ecovado è stato sviluppato da Arina Shokouhi, una neolaureata in Material Futures presso il Central Saint Martins College della University of Arts di Londra. Secondo Shokouhi, gli avocado sono diventati una “icona culturale moderna”. Tuttavia, sono un alimento altamente insostenibile per l’ambiente, dato quello che richiedono in termini di energia e impatto.
Ogni avocado richiede 320 litri di acqua per crescere e può essere coltivato solo in determinati climi. Per soddisfare la domanda globale, il frutto viene spesso prodotto in monocolture in stile piantagione, che operano deforestazione e danneggiano la biodiversità. Inoltre, sebbene siano ampiamente esportati in tutto il mondo, gli avocado sono notoriamente difficili da spedire a causa della loro delicatezza. Molti si danneggiano durante il trasporto e non arrivano mai sugli scaffali dei supermercati.
Volendo affrontare questi problemi, pur offrendo ai consumatori il gusto della frutta che amano, Shokouhi ha collaborato con lo scienziato alimentare Jack Wallman del Food Innovation Center dell’Università di Nottingham per produrre l’Ecovado.
“Ecovado è un’alternativa all’avocado che utilizza il design thinking per aiutare i consumatori a ridurre la quantità di avocado che mangiano introducendoli a combinazioni di ingredienti sconosciute, ma più diversificate”, ha affermato Shokouhi. “È stato progettato identificando gli elementi chimici degli avocado e la funzionalità di ciascuna molecola per cercare di trovare equivalenti da fonti più locali e a basso impatto che non si basano su colture minacciate”.
Gli ingredienti primari dell’Ecovado sono fave, nocciole, mele e olio di colza. Gli ingredienti sono stati scelti rispetto ad altri, ad esempio l’olio di colza al posto dell’olio d’oliva, perché sono tutti facilmente coltivabili e reperibili in Gran Bretagna e quindi hanno un impatto ambientale notevolmente inferiore rispetto all’avocado tradizionale. Ma come arrivare al gusto caratteristico ma un po’ sfuggente dell’avocado? “Le fave possono contenere molti composti amari chiamati tannini e possono avere un sapore di fagiolo causato dalla lipossigenasi. Per ridurre l’amarezza, abbiamo ridotto la quantità di fave nella ricetta”. L’aggiunta di nocciole ha contribuito a portare i grassi nel prodotto, aumentando ulteriormente la sua cremosità.