Maledetta “razionalizzazione”. Da decenni con questa parola ambigua vengono perpetrati i peggiori crimini.
Dico ambigua perché la “razionalizzazione” evoca la razionalità, e la razionalità di per sé è cosa buona e giusta: far le cose pensandoci, non alla cacchio di cane, sull’onda della passione.
Il fatto è che ormai da tempo “razionalizzazione” non vuol dire mettere la cose a posto, ma distruggerle. Non le camicie nel primo cassetto e le mutande nel secondo, ma le camicie te le brucio e le mutande te le trito. Fuori di metafora: mandare a casa lavoratori o chiudere progetti belli di solito a favore di capitale, capitalisti, finanzieri assetati di sangue.
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Una “razionalizzazione” è stata ora invocata a proposito delle aree di servizio sull’autostrada Torino-Savona. “Sono troppe —dicono i mammasantissima— bisogna chiuderne alcune. ci vuole una razionalizzazione!”
Guarda caso la “razionalizzazione” delle autososte della A6-Torino Savona sta per colpire, pare, due strutture indipendenti, non gestite, cioè, da grandi catene. E sono due posti MERAVIGLIOSI che fanno qualità anche lungo la striscia d’asfalto.
Una è l’autobar Marenco di Carcare est, andando da Savona verso Torino.
È recensita da tutti i critici, incensata da tutti i gourmet: la famiglia Marenco è appassionata di arte contemporanea, ha arredato la sosta con opere en plein-air, fanno la focaccia in casa —ligure per i liguri, più alta per i piemontesi— le torte, panini squisiti.
L’altra è quella di Marene, Rio Colorè ovest, da Torino verso Savona.
È a-do-ra-bi-le, fa i panini con la salsiccia di Bra, con le acciughe del Cantabrico, con le frittatine fatte da loro, con la robiola e i pomodori secchi, è amatissima dagli amici di Slow Food che hanno sede a Bra, qui a un passo.
Sono due posti eccezionali, non c’è volta che percorra quell’autostrada in cui non mi fermi in una delle due. Lavorano con amore, con prodotti del territorio, offrono ai guidatori servizi eccezionali, cibi squisiti non serializzati a prezzi uguali se non inferiori a quelli delle corporation.
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Quale razionalità chiuderebbe queste soste a favore di catene che vengono prodotti industriali infinitamente meno buoni?
Io personalmente non ci sto. Giuro —GIURO!— che se mi chiudono Marenco e Rio Colorè non mi fermerò mai più a una sosta sull’A6.
Anche a costo di farmela addosso.
[Crediti | Foto: Giuseppe Genta]