Non è un segreto che le api facciano fatica a proliferare negli ambienti cittadini. Uno studio condotto dai ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca, che ha impiegato come laboratorio a cielo aperto l’area metropolitana del capoluogo lombardo, ha tentato di spiegarne le motivazioni studiando gli effetti del processo di urbanizzazione del paesaggio e del clima su due gruppi di insetti impollinatori, le api selvatiche e le sirfidi, prendendo in considerazione le risorse floreali a loro disposizione e le conseguenze sul polline tratto da esse.
La ricerca, supportata da Regione Lombardia e pubblicata sulla rivista scientifica Journal of Applied Ecology, ha preso in esame dei campioni raccolti in 40 siti distribuiti sul territorio della città metropolitana di Milano classificati secondo il livello di urbanizzazione e che spaziano da aree semi-naturali ad altre del tutto edificate. I risultati parlano chiaro: le api prediligono la aree suburbane, con le popolazioni che raggiungono il proprio picco dove il cemento è presente in appena un quinto delle superfici. Tra gli altri elementi che influiscono sulla presenza e sul benessere degli insetti in questione si segnalano la distanza tra le aree verdi e l’ampiezza del parco urbano; e soprattutto il clima locale: i numeri degli impollinatori diminuiscono sensibilmente nelle aree dove, tra primavera ed estate, si registrano variazioni minime della temperatura.
Occorre anche sottolineare che, al crescere delle aree cementificate, il polline trasportato dagli insetti è sempre meno vario a causa del numero ridotto delle piante disponibili (le cosiddette risorse floreali di cui sopra). Curioso notare, infine, come in città il polline provenga in buona parte da piante esotiche e ornamentali.