Il biscotto di Prato, altrimenti detto cantuccio, è il primo, e l’unico per quanto ne sappiamo, a cui è stato dedicato un francobollo.
Emesso dal Ministero dello Sviluppo Economico a partire da oggi 29 settembre, costa 0,95 centesimi, o 26,60 euro in un foglio da 28 esemplari.
I cantucci del francobollo, ninnoli mandorlati in apparenza innocui ma versatili a manetta, come confermano le divanate sotto la coperta in pile con il calice di vino dolce in mano, sono “la versione di Antonio“, quella doc, messa a punto con i crismi del brevetto da Antonio Mattei, piccolo grande genio dell’arte dolciaria pratese, nel lontano 1858.
Un biscotto volutamente imperfetto, con la superficie zuccherina ma non troppo, per cui nemmeno Mattonella (il soprannome di Mattei riferito alla forma della sua creatura) avrebbe immaginato un futuro tanto radioso. Nonostante lo avesse subito confezionato, insieme ai suoi semplici fratelli, dentro un elegante sacchetto di carta blu chiuso da un giro di spago
Ed è proprio la confezione dell’antico biscottificio di Prato ad essere riprodotta nel francobollo, oltre ai cantucci e al logo Antonio Mattei.
A commento dell’emissione viene realizzato il bollettino illustrativo con articolo a firma di Elisabetta Pandolfini, terza generazione della famiglia che oggi gestisce il biscottificio.
Della prima, storica versione del biscotto di Antonio Mattei, definito “umile ma geniale” dall’amico fraterno di Pellegrino Artusi (autore dell’insuperato “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”), e premiato in diverse Esposizioni Universali, a cominciare da quella di Parigi del 1867, si parla per la prima volta nel 1691, niente meno che tra i golosi iscritti all’Accademia della Crusca.
Che coniano per i cantucci di Prato questa definizione ufficiale: biscotto a fette di fior di farina, con zucchero e chiaro d’uovo.
[Crediti | Link e immagine di copertina: Il Tirreno]