La notizia, dopo avere strisciato per lunghi mesi in un silenzio eloquentemente carico di sintomi, è giunta certa appena qualche giorno fa: Antonino Cannavacciuolo ha deciso di chiudere in maniera definitiva il suo bistrot in quel di Novara. Vicenda lunga e complicata, dicevamo: i primi tasselli del mosaico presero a muoversi con l’addio dell’executive chef, Vincenzo Manicone, per poi cominciare a cadere, l’uno dopo l’altro, nelle settimane – e mesi – a venire.
Potrebbe esserci una certa convenienza nell’immaginare il cambio di casacca di Manicone come il cosiddetto inizio della fine. I fatti, a onore del vero, non aiutano a dissipare quest’idea: serrande tenute abbassate anche ben oltre il termine della consueta pausa invernale, con polemiche e voci – cambio di gestione? Di format? – che trovarono terreno ovviamente fertile per prosperare. A rompere il silenzio, tuttavia, erano soprattutto i solleciti da parte della proprietà dei locali, la Fondazione Teatro Coccia; e gli interventi dello stesso sindaco di Novara, che a fine febbraio contattò Cannavacciuolo per vederci meglio. Le informazioni lasciate trapelare dallo chef erano di “valutazioni economiche in corso”: il capolinea della storia, come accennato in apertura di articolo, è giunto appena una manciata di giorni fa con l’annuncio ufficiale della chiusura.
Antonino Cannavacciuolo a Novara: “Una pagina non brillante di questa città”
Resta l’amarezza dei cittadini, che evidentemente si aspettavano (o forse speravano?) che a rompere il silenzio fossero notizie più positive. Massimo Giordano, avvocato e sindaco di Novara dal 2001 fino al 2010, riassume così i suoi pensieri sulla vicenda, appena poco prima dell’annuncio ufficiale dell’addio di Cannavacciuolo alla città: “È incomprensibilmente sceso il silenzio su una pagina non brillante di questa città”, si legge in un post pubblicato su Instagram. La pagina in questione, l’avrete intuito, è il bistrot di Antonino Cannavacciuolo.
“Locale chiuso da mesi, serrata, angolo buio e teatro con le pive nel sacco” continua l’ex primo cittadino. “Inaccettabile questa cosa soprattutto da chi va in televisione a fare trasmissioni per il rilancio dei locali in difficoltà, mentre il proprio viene abbandonato”. Nell’esprimere la sua solidarietà al Teatro all’amministrazione comunale, Giordano conclude così il suo pensiero: “Chi non ama Novara faccia pure le valigie“.
C’è dunque amarezza, come accennato nelle righe precedenti. Comprensibile, per carità: la gestione dell’apparato comunicativo, da parte del team di Cannavacciuolo, avrebbe potuto (e dovuto) essere più empatica, e non lasciare il tutto nel silenzio. Viene tuttavia anche da chiedersi, anche e soprattutto al netto delle “valutazioni economiche” lasciate trapelare dal sindaco di Novara in seguito al suo colloquio con lo chef campano, se magari la responsabilità della chiusura sia anche di una città poco attrattiva.
E in generale, ci sembra che in questa valutazione dell’ex sindaco di Novara, manchi un certo senso di gratitudine che forse – al di là dell’epilogo della vicenda – la città dovrebbe allo chef di Villa Crespi, capace di portare a Novara una stella Michelin, accanto a quella – piuttosto storica e non proprio centralissima – del Tantris. La stella Michelin arriva nel centralissimo bistrot di Cannavacciuolo nel 2019, e lì rimane stabile fino alla chiusura del locale. Anni in cui immaginiamo che il ritorno economico, turistico e di visibilità per la città possa essere stato notevole, come spesso succede per le nuove stelle Michelin e come succede ancora di più quando a portarle è lo chef più popolare d’Italia. Insomma, Cannavacciuolo ha a lungo fatto il suo a Novara, e forse oggi la città dovrebbe rendergliene merito.