Il destino del Cannavacciuolo Bistrot di Novara si trascina in un limbo di indeterminatezza ormai dall’inizio dell’anno. Prima l’addio dell’executive chef Vincenzo Manicone (ve lo avevamo detto, in anteprima), poi le serrande abbassate per mesi con relativa ridda di polemiche e voci incontrollate, seguita dal sollecito da parte della proprietà dei locali, la Fondazione Teatro Coccia, che ha trasmesso la propria impazienza, fino all’intervento del sindaco di Novara, Alessandro Canelli, che all’epoca – fine febbraio – parlò di “valutazioni economiche in corso” da parte della società dello chef campano.
Ecco, pare che le valutazioni siano finite, e a darne l’ufficialità sono gli stessi Antonino Cannavacciuolo in armonico duetto con la moglie Cinzia Primatesta: il Bistrot di Novara chiude definitivamente i battenti.
La dichiarazione
“I mesi di chiusura del Ristorante – spiegano Cinzia e Antonino – ci sono serviti per vagliare ogni possibilità, dal proseguimento del lavoro svolto in questi anni alla valutazione di profondi cambiamenti. Abbiamo infine deciso di chiudere il Cannavacciuolo Cafè & Bistrot di Novara, un pezzo della nostra storia a cui rimarremo per sempre legati. Siamo cresciuti accanto a questo progetto, così come i ragazzi appassionati che ogni giorno rendono grande la nostra squadra. Insieme a loro abbiamo iniziato a prendere una nuova direzione di Gruppo, maggiormente incentrata sullo sviluppo Hospitality e Retail; un’area che ci permette di far fiorire le nostre risorse, realizzando le loro aspirazioni. Seguendo questi ragionamenti, ci siamo resi conto che il Cafè & Bistrot non poteva più rappresentare uno spazio di crescita costante, perché poco in linea con il nostro presente, e abbiamo ritenuto giusto lasciarlo andare per concentrare le energie su tutti gli altri progetti. Ringraziamo Novara e i novaresi per questi anni insieme, augurandoci che chi arriverà dopo di noi possa continuare il nostro lavoro, puntando su qualità e servizio.”
Questo il commento dei due, di perfetta, algida eleganza corporate. Ma a leggere tra le righe, un dato va registrato. Se il format dei bistrot aveva rappresentato un primo esperimento di espansione, nel frattempo il Gruppo Cannavacciuolo è diventato un’azienda da duecentocinquanta dipendenti, che oltre all’ammiraglia tristellata di Villa Crespi conta i relais di Laqua Collection, cinque strutture tra tra Piemonte, Penisola Sorrentina e Toscana, il laboratorio di pasticceria e i punti vendita tra outlet di Vicolungo e gli aeroporti di Milano Malpensa e Napoli Capodichino.
Tutte imprese queste che, parafrasando il comunicato, “permettono di far fiorire le risorse” evidentemente meglio del bistrot novarese. Insomma, nel caso ci fossero ancora dei dubbi, la ristorazione classica, senza il supporto di una struttura ricettiva o senza un format specificatamente sviluppato, non rende più a sufficienza, e quella di Cannavacciuolo & Primatesta è sicuramente una fonte autorevole. Varrà lo stesso discorso anche per il Bistrot di Torino? E chi raccoglierà la pesante eredità del locale di Novara?