L’avere radici profonde non deve essere una zavorra, ma piuttosto un vantaggio che permette di guardare al futuro, o se preferite di arrampicarsi sulle fronde più alte, con la piena consapevolezza di poggiare su di una base forte. Lo sanno evidentemente bene i Marchesi Antinori, la più antica famiglia del vino italiano con 26 generazioni che punteggiano più di seicento anni di storia, che nelle ultime ore hanno annunciato di essere diventati azionisti di VitiBot, azienda d’Oltralpe specializzata nel mondo dei robot per vigneti.
Storia e robot – due gruppi i cui aloni semantici paiono non incontrarsi mai: da una parte un mondo che inevitabilmente porta il sapore della tradizione e che spesso ha la tendenza a guardare al passato, e dall’altra un settore che invece sa di futuro, di innovazione, di divergenza. L’ingresso pubblico di Antinori nel settore della robotica per vigneti, ci auguriamo, farà anche e soprattutto da dimostrazione pratica che una comunione tra queste due grandezze non solo è possibile, ma anche auspicabile.
Antinori e i robot in vigna, tra tradizione e innovazione
I nostri lettori più attenti, d’altro canto, sapranno che l’uso di robot nelle vigne è tutto fuorché una novità: nei mesi scorsi vi abbiamo ad esempio parlato del cosiddetto “Pifferaio magico”, che protegge i vigneti dai parassiti riconoscendo le loro vibrazioni e intervenendo con le proprie, così da “disturbare” l’accoppiamento; o in tempi ancora più recenti della pionieristica decisione della Moët & Chandon di usare robot nei propri vigneti.
Il paragone tra Marchesi Antinori e la Maison d’Oltralpe è immediato e quasi addirittura scontato – una missione ambiziosa e innovativa che sfida, in un certo senso, il mito (spesso feticizzato) della tradizione. Ma basta divagare: Antinori è di fatto diventata azionista di VitiBot con una quota del 3%, aggiungendosi al roster degli investitori storici che già vanta nomi come le Maison di Champagne Roederer, Martell Mumm Perrier-Jouët, Laurent-Perrier, Piper-Heidsieck e Charles Heidsieck.
Vale la pena notare che Antinori ha di fatto già iniziato a utilizzare i robot elettrici di casa VitiBot per la gestione del suolo negli interfilari dei vigneti, e che la collaborazione con l’azienda francese si comporrà anche della condivisione dell’esperienza secolare per lo sviluppo e l’ottimizzazione del progetto.
“Le antiche radici familiari giocano un ruolo importante nella nostra filosofia, ma non hanno mai inibito il nostro spirito innovativo” ha spiegato Piero Antinori, presidente onorario della Marchesi Antinori. “Siamo lieti di partecipare a questa nuova sfida insieme a VitiBot. Crediamo che l’uomo debba sempre avere un ruolo fondamentale nel settore vitivinicolo, ma pensiamo che la tecnologia possa aiutarci a migliorare la qualità dei nostri vini e del nostro ambiente. Questo approccio innovativo contribuirà anche alla creazione di nuove figure professionali altamente qualificate per la gestione di questi robot”.