Un prezzo al produttore di 5 centesimi al chilo, un decimo del minimo considerato sostenibile: è quello che si vedono riconosciute per angurie e meloni le aziende agricole spagnole in questo periodo. Tanto da inscenare una clamorosa protesta, con 150.000 chili di frutti ritirati dal mercato, e buttati. Succede in Almeria, provincia dell’Andalusia e parte più meridionale e calda della Spagna. Le angurie spagnole sono di ottima qualità ma hanno dovuto affrontare quest’anno vari problemi: una primavera abbastanza fredda ha spinto in basso i consumi. E d’altra parte il periodo di raccolta in Almeria, dal 15 aprile al 15 giugno, coincide con quello in Marocco: le angurie marocchine sono però prodotte a prezzi più bassi e non essendo sottoposte a quote o dazi hanno facilmente la meglio su quelle europee sul mercato.
I prezzi a inizio stagione erano 50 centesimi per il melone e 90 per l’anguria, in linea con quelli dell’anno scorso, ma poi hanno iniziato a calare verso i 25 e i 40, rispettivamente. Andrés Góngora, segretario provinciale di Coag Almería e responsabile per frutta e verdura a livello nazionale della Coag, ha denunciato che addirittura in certi casi si è scesi a 15, a 10, a 5 centesimi al chilo. Il manager dell’azienda Coexphal, Luis Miguel Fernández, in una dichiarazione alla stampa locale ha espresso preoccupazione innanzitutto per la qualità delle angurie provenienti da paesi extra UE, sottoposte a minori controlli sanitari e sui pesticidi usati. E poi ha fatto notare che però per il consumatore finale i prezzi continuano a essere alti: “C’è qualcosa che non va”.
[Fonte: Diario de Almeria]