Se fare il vino è anche soprattutto una materia scientifica, parlarne – di vino, certo, ma anche del suo stesso circondario – è inevitabilmente una materia umanistica. Dover individuarne un alfiere, ad esempio, potrebbe essere oggetto di legittima discussione: magari c’è chi preferirebbe schierarsi sotto il vessillo di Piero Antinori; o chi – più pruriginosamente – punterebbe sul ministro Lollobrigida, forte della sua innovativa proposta di portare il vino negli eventi sportivi. A ognuno i suoi meriti, per carità: c’è però da dire che chi dovesse decidere di affidare il proprio voto ad Angelo Gaja oggi avrebbe un argomento in più per convincere gli altri – il primato, nel contesto italiano, di apparizioni sulla copertina di Wine Spectator.
Angelo Gaja, champion of italian wine – parole forti ed eloquenti, in stampatello nero, sulla copertina di una delle più importanti riviste del panorama vitivinicolo con quasi quattro milioni di lettori nel mondo. Il produttore piemontese, trisnipote del fondatore della omonima cantina incastonata in quel di Barbaresco, è stato intervistato dal direttore ed editore di Wine Spectator Marvin R. Shanken: diamo un’occhiata a quanto lasciato trapelare fino a ora.
Il campione del vino italiano: Angelo Gaja
Si tratta, come accennato in apertura di articolo, della terza volta in assoluto che Angelo Gaja si prende la copertina di Wine Spectator, dopo la “prima volta” – in termini assoluti, almeno per quanto concerne un produttore dello Stivale – del 1985 e il bis del 2011. Nessuno come lui: prima di questa edizione, infatti, Gaja contava due copertine come Piero Antinori (1994 e 2015) e staccava di una misura Oscar Farinetti (2013), Lodovico Antinori (2016), Marilisa Allegrini (2017) Nicolò e Priscilla Incisa della Rocchetta (2018).
Vale poi la pena notare che la copertina dedicata ad Angelo Gaja è di fatto quella del numero di aprile 2024 – mese che significa anche anche e soprattutto Vinitaly, naturalmente. Nel corso dell’intervista, Gaja e Shanken riflettono sull’ultimo cinquantennio di storia del vino, tra aneddoti e interpretazioni e previsioni per il futuro.
“Il mio aneddoto preferito su Angelo Gaja risale al 1991” racconta Shanken, secondo quanto riportato dai colleghi di Wine News, ricordando di come Angelo Gaja non volesse saperne di tenere una presentazione alla New York Wine Experience. Alla fine, però, Gaja cedette, e condusse un seminario davanti a una platea di mille persone.
“Alla fine del seminario c’era una pausa, che è il momento in cui tutti corrono verso le porte per fare altre cose in giornate davvero intense” spiega ancora Shanken. “Questa volta, tuttavia, alla fine del seminario, centinaia di partecipanti si misero in fila per salutare Angelo Gaja e stringergli la mano. Era come se stessero incontrando il Papa. In 42 anni di Wine Experience non ho mai visto un pubblico così affezionato ad una persona. Carisma”.