Brad Pitt? Un “bambino petulante”. La sentenza non è nostra, ci mancherebbe ancora: ci siamo limitati a riportare quanto contenuto nel più recente deposito legale a riguardo del caso Château Miraval, dramma legale che da ormai quasi due anni (due anni di troppo, diranno i più cinici) coinvolge l’attore e la sua ex moglie Angelina Jolie. La vicenda è più lunga che ingarbugliata: Château Miraval è di fatto un vigneto in Provenza che i Brangelina – versione a stelle e strisce e degli anni 2000 dei Ferragnez – acquistarono nell’ormai lontano 2008 per 28 milioni di dollari. Una decade più tardi, con il divorzio che creava crepe sempre più insanabili nella coppia, i due decisero di dividersi la proprietà al 50 e 50. Ecco, i problemi iniziano qui.
Angelina Jolie, Brad Pitt e l’affaire Château Miraval
Ve la facciamo breve – Angelina Jolie decide di vendere la propria quota di Château Miraval a un magnate russo all’insaputa dell’ormai ex marito, impedendogli di fatto di esercitare il suo diritto di prelazione sull’acquisto. Brad Pitt non l’ha presa bene, tanto per usare un eufemismo. La vicenda trascende le mura domestiche (sempre che ci fosse mai stata confinata, a dire il vero) e approda nelle aule di tribunale, dove Jolie festeggia la vittoria. La guerra, come si suol dire, è tuttavia ancora lunga.
Arriviamo dunque ai giorni nostri – Brad Pitt, o come l’abbiamo definito in apertura di articolo il “bambino petulante”, è stato ora accusato di avere dilapidato milioni di dollari in “progetti di vanità” come uno studio di registrazione e nelle rinnovazioni di una piscina, “saccheggiando” di fatto Château Miraval. A impugnare la causa, a questo giro, è la Nouvel, ex società di investimento di Jolie che deteneva la proprietà della tenuta.
In parole povere, la sopracitata vendita della quota di Angelina Jolie a un oligarca russo (che ci immaginiamo un po’ come terzo incomodo) avrebbe innescato in Brad Pitt il susseguirsi di “azioni sempre più oltraggiose per mantenere il controllo” dell’azienda vinicola, “spogliandola” dei suoi beni per finanziare, come accennato, dei progetti personali.
Non possiamo fare a meno di trovare particolarmente interessanti i passaggi in cui gli avvocati di Angelina Jolie criticano l’attore per essersi definito un produttore di vino, sostenendo piuttosto che “si occupa di illusioni, non di terra e uva”. Dai documenti dell’accusa, infatti, pare che Jolie abbia in particolare voluto prendere di mira l’atteggiarsi dell’ex marito: “Durante gli anni in cui presumibilmente ha ‘costruito’ l’attività, ha filmato ed è apparso in dozzine di film, per non parlare delle innumerevoli apparizioni promozionali, del jet set in giro per il mondo per le anteprime dei film e della partecipazione alle feste di Hollywood” si può leggere.
“Anche se senza dubbio ha visitato i vigneti per ammirare il lavoro dei braccianti francesi che hanno effettivamente portato al successo l’azienda, Pitt non è un vigneron”. Perfetto – ora, a quando la prossima puntata?