Si continua a parlare di Fentanyl, la droga che ha ucciso lo chef Andrea Zamperoni e per cui è stata arrestata una donna. Questo perché, a meno che non si lavori in ambito medico, pochi conoscono questa molecola che, negli Stati Uniti, crea più morti che gli incidenti stradali ed è al primo posto fra le cause di morte fra i giovani.
Pensate che nel 2018 lo stesso Donald Trump ha parlato di emergenza nazionale, tanto che medici, poliziotti e pompieri negli USA fra i farmaci di primo intervento hanno il naloxone, farmaco che antagonizza gli effetti del Fentanyl e altri stupefacenti.
Il Fentanyl o Fentanil è un potente analgesico oppioide sintetico. E’ 100 volte più potente della morfina, con un’ottima attività analgesica, rapida efficacia e breve durata d’azione. Lo si usa sia in medicina umana che in medicina veterinaria come premedicazione nelle anestesie (soprattutto in interventi molto dolorosi) o come potente antidolorifico nel dolore cronico.
Simona Picini, ricercatrice presso l’Istituto Superiore di Sanità e esperta di nuove droghe, ha spiegato che, a causa della sua potenza (Fentanyl e sostanze similari sono fra 100 e 1000 volte più potenti dell’eroina), la dose letale è di pochi microgrammi, praticamente un granello. Basta anche solo toccarlo o inalarlo per caso e si rischia la morte. Tante che chi fa i sequestri di queste droghe è obbligato a indossare mascherine e tute ermetiche.
Ma come è messa la situazione del Fentanyl in Italia? Sono rarissimi i suoi sequestri, ma il problema non è che da noi non c’è, ma che identificare queste sostanze per i laboratori è complicatissimo. Si tratta di analisi tossicologiche molto costose che non tutti i laboratori possono fare. Questo perché ci sono più di 50 derivati del Fentanyl e ne vengono creati sempre di nuovi.
Per riuscire a identificare con precisione una sostanza, c’è bisogno di un campione standard. Solo che questi campioni hanno bisogno di tantissime autorizzazioni per poterli ottenere da ditte estere specializzate. Ci si mette anche un anno prima di riuscire ad averli.
Per ora i laboratori italiani sono riusciti ad avere solamente 22 campioni standard, il che vuol dire poter riconoscere 22 derivati del Fentanyl. Tuttavia è probabile che in circolazione ce ne siano di più: il sospetto è che vengano usati o al posto dell’eroina o per tagliarla. La prima vittima accertata del Fentanyl in Italia risale a qualche anno fa: un 39enne di Milano che aveva comprato della droga via internet era stato trovato morto. Sembrava una morte per overdose, ma nel corpo non c’era traccia di eroina. Così i medici si sono intestarditi e hanno continuato a cercare fino a quando non è saltato fuori un analogo del Fenanyl. Solo che, per identificarlo, ci è voluto un anno e mezzo: l’uomo è morto ad aprile 2017, le analisi sono arrivate a settembre 2018.
Di per sé, per avere i risultati dei testi ci vogliono dalle 2 alle 3 settimane. Il problema è che per avere i campioni standard ci va un anno. La cosa assurda è che il Fentanyl arriva dal mondo della farmaceutica essendo usato come anestetico e antidolorifico. Negli Stati Uniti le facili prescrizioni hanno fatto sì che arrivasse nel mondo dello spaccio. E’ recente, infatti, la notizia che la ditta Johnson & Johnson, storica produttrice di oppioidi, è stata condannata per aver spinto i medici a prescrivere stupefacenti, sottovalutando i rischi.
Qui da noi, invece, la prescrizione dei farmaci stupefacenti è un po’ più rigorosa e controllata, anche in medicina veterinaria non è così facile la prescrizione. Ma se poi queste droghe vengono trovate in vendita anche online, i controlli possono fare ben poco.