Il futuro del settore del caffè sembra inevitabilmente passare per la sostenibilità – parola che in un certo modo domina ormai da qualche anno a questa parte il dibattito sull’agricoltura ma che spesso si rivela essere dolorosamente piena di vento. Tutt’altro che una novità, direte voi: uno studio risalente ad appena una manciata di mesi fa ha svelato che, a causa dell’azione e della furia del cambiamento climatico, il terreno adatto alle piantagioni di caffè andrà di fatto a dimezzarsi in termini quantitativi. Uno scenario potenzialmente drammatico (in particolare per l’Africa, hotspot mondiale per la produzione) che ha recentemente trovato una piena risonanza nelle parole di Andrea Illy, presidente della omonima società e copresidente di Regenerative Society Foundation.
Il futuro del caffè secondo Andrea Illy
“Nel giro di pochi decenni, fino al 50 per cento dei terreni destinati all’agricoltura del caffè potrebbe non essere più idoneo alla coltivazione” ha commentato Andrea Illy, intervenuto durante l’ ASIC Conference on Coffee Science 2023 in corso in quel di Hanoi, in Vietnam. “Mentre oltre l’ottanta per cento delle emissioni di carbonio nella catena del valore del caffè provengono dall’agricoltura”.
La pista della responsabilità, in altre parole, è sotto gli occhi di tutti. E la soluzione? Prosegue Andrea Illy: “Per garantire la coffee security in presenza di una domanda crescente e degli impatti del cambiamento climatico, preservando al contempo la differenziazione, occorre investire nel miglioramento delle pratiche agronomiche e nel rinnovamento delle piantagioni”.
La strada obbligata, come accennato in apertura di articolo, passa dunque per la sostenibilità. Non a caso, tanto per fare un esempio, Nestlé ha di recente deciso di introdurre una serie di premi in denaro per i coltivatori di caffè che decideranno di adottare, all’interno delle proprie piantagioni, dei metodi sostenibili. Tra i principali indiziati ci sono soprattutto le cosiddette “pratiche agricole rigenerative”, che di fatto spaziano dall’uso di fertilizzanti organici per migliorare la fertilità del suolo alla consociazione di diverse piante per preservare la biodiversità locale, altrimenti minacciata dalla monocoltura.
Lo stesso Illy si è espresso in merito: “L’agricoltura rigenerativa è parte della soluzione: arricchire il suolo di carbonio organico nutre il microbiota del suolo, migliorando così la capacità di fissare i minerali, produrre difese naturali e trattenere l’acqua” ha spiegato. “Per scalare l’agricoltura rigenerativa è necessaria molta ricerca, per migliorare ulteriormente le pratiche agronomiche, produrre input sufficienti, misurare i dati necessari”.
“Stiamo studiando e iniziando a sviluppare nuovi approcci e questo richiede molte conoscenze e capitali da investire in Ricerca e Sviluppo” ha concluso. “Per la conoscenza facciamo appello alla comunità scientifica, mentre per il capitale l’ICO – International Coffee Organization – insieme con diverse altre organizzazioni intergovernative e al settore privato sta studiando la fattibilità di creare un Fondo per la resilienza del caffè. Mi auguro che ci sia un’accelerazione in questa direzione, per essere ancora in tempo, ma anche per rendere l’industria del caffè un modello per tutta l’agricoltura”.