Lo scontrino più puntale del Bel Paese: in un estate tormentata da maggiorazioni dichiarate in nero su bianco più o meno maliziose, che spaziano dall’ormai iconico toast diviso al più burrascoso caso delle trofie da condividere con una bambina, il cosiddetto punto esclamativo arriva alle porte dell’autunno – un bel ritrattino di Lui a chiudere il conto, piazzato a seguire le norme operative come data e orario (puntualissimo!) di stampa. Sì, per “Lui” intendiamo proprio Lui: Benito Mussolini, il Duce. La stampa in questione non lascia dubbi, anche e soprattutto perché, come vedremo più avanti, si tratta di un caso recidivo (o nostalgico, vedete un po’ voi).
Lo scontrino con il Duce: il caso del Bar Armando di Cerea
Parlare di “marchio di fabbrica” sarebbe forse un po’ improprio, ma è bene notare che la controversia che circonda lo scontrino con il Duce dura ormai da nove anni a questa parte: a emetterlo è un locale del centro di Cerea, una cittadina in provincia di Verona – il Bar Armando. La storia, come appena accennato, parte da lontano; dal 2014 a essere precisi: già allora la ricevuta con l’effige di Mussolini suscitò un’ondata di indignazione (e qua e là, non abbiamo dubbi, di approvazione) in tutto lo Stivale.
Ora, a distanza di quasi un decennio, lo scontrino con il Duce torna sotto i riflettori mediatici dopo essere stato condiviso sui social media. Dimensione eterogenea ed estremamente democratica, quella dei social: se c’è chi infatti ha condannato la presenza dell’immagine di Mussolini, ci sono nutrite frange di sostenitori che hanno condiviso la propria solidarietà verso le gestrici del locale, che d’altro canto non fanno mistero della propria simpatia per il ventennio (al punto che all’interno dello stesso bar sono esposti cimeli del periodo fascista).
“Non ero nemmeno nata durante il periodo del fascismo, ma credo che alcune azioni di Mussolini siano state positive per l’Italia, a parte gli orrori delle leggi razziali” ha spiegato a tal proposito Maristella Finezzo, madre dell’attuale gestrice. E le critiche? Ah, questo Paese ha ben altro di cui preoccuparsi: “I problemi dell’Italia sono altri” ha continuato “e chi è al governo sta lavorando per risolverli.” E come biasimarla? Con l’aria che tira di questi tempi ci si può anche dimenticare che l’Italia è, di fatto e soprattutto, un Paese che poggia su fondamenta costituzionali antifasciste: ma non si preoccupi, signora, ci siamo noi a fare da promemoria del fatto che l’apologia al fascismo è (ancora) un reato.
Volontà ferrea, insomma. “Chi mi accusa di essere fascista mi fa solo piacere. Non nascondo i miei ideali, sono orgogliosa di loro. Sarebbe meglio che la gente si occupasse delle azioni di Vladimir Putin, un comunista, e dei danni che ha causato in Russia e in Ucraina, invece di polemizzare su uno scontrino.” E poi, chi ha detto che l’esposizione alla vetrina dei social sia un male? “Con questa polemica, in realtà, otteniamo solo più visibilità”, ha concluso Finezzo.