Dopo essere rimasti ai margini dell’emergenza, unico baluardo di apparente sicurezza mentre tutt’attorno – nei Paesi limitrofi come nel resto del mondo – si contavano gli uccelli abbattuti, il Brasile si è infine scontrato con l’influenza aviaria. Il Paese verdeoro ha di recente annunciato lo stato di emergenza sanitaria, che rimarrà in vigore per almeno 180 giorni dalla sua introduzione, e si trova a dovere fare i conti con le prime conseguenze – come il blocco da parte del Giappone degli acquisti di pollame.
Influenza aviaria in Brasile: il Giappone tenta di tutelarsi
È bene notare che, stando a quanto lasciato trapelare dalla Reuters, la scelta da parte del Giappone di sospendere le importazioni di pollame non riguarda l’intero Brasile, ma solamente uno stato del Paese Sudamericano – quello sudorientale di Espirito Santo, secondo le dichiarazioni del ministero dell’Agricoltura brasiliano. La pietra dello scandalo, in ogni caso, non cambia: a innescare la decisione del Paese del Sol Levante è stato naturalmente l’avere individuato un focolaio di influenza aviaria altamente patogena in un allevamento non commerciale.
In questo senso il blocco nipponico potrebbe apparire, per quanto certamente comprensibile, meno grave di quanto sembrasse a una prima occhiata; ma è anche importante sottolineare che il focolaio di influenza aviaria in questione è di fatto il primo in Brasile osservato in uccelli non selvatici. Nonostante questo importante dettaglio, la ABPA – un’associazione vicina all’industria della carne – non ha esitato a mettere in discussione la decisione del Paese del Sol Levante, spiegando che “non è in linea con le linee guida dell’Organizzazione mondiale per la salute animale (WHOA)”.
Lo stesso ministero dell’Agricoltura del Brasile ha affermato in una dichiarazione ufficiale di avere interrogato il governo giapponese in merito alla sua decisione, dal momento che la conferma del caso di influenza aviaria sopracitato non ha modificato lo status del Paese Sudamericano agli occhi dell’OMS e che il divieto di importazione “non è concordato nel protocollo sanitario tra le due parti”.
In altre parole la scelta nipponica ha innescato una certa tensione in Brasile: rimarrà da vedere se le autorità sanitarie giapponesi decideranno di mantenere o rivedere la propria posizione nei giorni a venire. Dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, nel frattempo, pare che l’emergenza legata all’influenza aviaria sia ormai pronta a rientrare: la Francia, uno dei Paesi più colpiti in assoluto dalla più recente stagione epidemica, ha infatti ritenuto opportuno dichiarare chiusa l’emergenza e si prepara a lanciare una campagna di vaccinazione di massa.