Nuovo capitolo della vicenda che coinvolge un allevamento Fileni in provincia di Ancona: nonostante dovesse chiudere entro ottobre, al suo interno sono stati trovati ancora 400mila polli.
La vicenda parte quando un cittadino riesce a fermare un allevamento intensivo di polli, salvo poi arrivare una nota stampa di Fileni che ha spiegato il suo punto di vista sull’intera questione.
Con la sentenza di giugno 2022, il Consiglio di Stato aveva annullato le autorizzazioni relative all’allevamento di Monteroberto. Il progetto comprendeva la presenza di otto capannoni per la produzione convenzionale di 2,5 milioni di pollo all’anno, situato a soli 250 metri di distanza della casa di Andrea Tesei, presidente del Comitato per la Vallesina. Era stato lui a vincere il ricorso al Consiglio di Stato contro una sentenza del Tar del 2021.
In primo grado, infatti, i giudici avevano dato ragione alla Società Agricola Ponte Pio srl, al 100% di proprietà della Società Agricola Fileni. Solo che il Consiglio di Stato aveva poi dato ragione al ricorso di Tesei, annullando così le autorizzazioni. In teoria l’allevamento avrebbe dovuto bloccare la produzione, ma il tutto era stato derogato ad agosto 2022 dalla Regione Marche che aveva concesso all’allevamento un altro ciclo di produzione, a patto di terminare le attività il 31 ottobre 2022.
In teoria un ciclo di produzione di polli dura circa 55 giorni, quindi sarebbe dovuto finire tutto ai primi di ottobre. La Regione Marche aveva comunque posto il veto oltre il 31 ottobre, per consentire all’allevamento di terminare tutto con gradualità. Ovviamente Gruppo Fileni aveva fatto ricorso al Tar di Ancona, ma anche qui la richiesta era stata bocciata: quindi nessuna proroga dopo il 31 ottobre.
Solo che qualcosa non è andato come previsto. Già il 20 ottobre, Tesei aveva scritto a Regione, Comune e Arpam, mandando delle foto di camion che continuavano a portare mangimi nei silos. Inoltre operai continuavano ad andare e venire, mentre era stato documentato anche il passaggio di camion con la scritta “trasporto animali vivi”. In aggiunta, erano stati anche segnalati diversi lavori di scavo e altri interventi. Il tutto un po’ strano per un’attività che di lì a dieci giorni avrebbe dovuto chiudere del tutto i lavori.
Così, come rivelato da Il Fatto Quotidiano, ecco che il 28 ottobre Carabinieri e Arpam hanno eseguito uno sopralluogo. Immaginate la sorpresa quando, a tre giorni soli dalla chiusura prevista, si sono trovati di fronte a 400mila polli, con l’allevamento in perfetta attività.
Visto che il termine era stato posto al 31 ottobre, le forze dell’ordine hanno programmato un nuovo controllo qualche giorno dopo la scadenza. Intanto gli abitandi della zona, continuando a sentire la puzza che da tempo li tormenta, hanno scritto anche a Eleonora Evi, deputata dei Verdi. Così il 4 novembre, la Evi si è presentata sul posto e ha chiesto l’intervento dei Carabinieri. I militari sono arrivati insieme all’Arpam e, entrando nei capannoni, si sono trovati di fronte alla stessa scena del 28 ottobre.
Solo che, a questo punto, si era oltre i termini previsti. In teoria la Procura avrebbe dovuto chiudere e sequestrare l’impianto, ma per evitare che i costi di alimentazione dei polli finissero a gravare sulle casse dello Stato, ha permesso all’azienda di finire questo ciclo breve. Quindi tutto dovrebbe andare avanti altri 15 giorni. E poi? Ipotizziamo che ci sarà un nuovo sopralluogo. Ma ci saranno ancora altri polli?