In principio, almeno in termini recenti, fu il Canada: una severa restrizione sulle linee guida inerenti al consumo di alcol, piazzando l’asticella a un massimo di due drink alla settimana. Una manciata di mesi più tardi anche i vicini del Sud, gli Stati Uniti, seguirono l’esempio, stringendo a non più di due birre a settimana (con annesso teatrino di Ted Cruz, senatore federale per il Texas); e nel mezzo abbiamo avuto anche e soprattutto l’esempio irlandese con l’introduzione di etichette che informavano il consumatore circa le conseguenze negative dell’alzare il gomito.
Ora è il turno del Giappone che, a un anno circa dal lancio di un progetto governativo atto a contrastare il calo dei consumi di alcol tra i giovani adulti, fa marcia indietro e rilascia una bozza delle nuove linee guida in cui si afferma che un boccale di birra o di sakè al giorno può aumentare il rischio di cancro.
Il Giappone stringe sull’alcol
A costo di ribadire un’ovvietà è bene ricordare che non esiste una quantità di alcol “sicura” per la salute – e questo a prescindere da cosa può sostenere Lollobrigida, che non a caso ha dimostrato di ignorare (deliberatamente o incidentalmente, a voi la sentenza) le stesse linee guida del Ministero della Salute.
Ma torniamo al Giappone – quanto lasciato trapelare dalle autorità circa la bozza delle nuove linee guida è decisamente eloquente: “È importante mantenere il consumo di alcol il più basso possibile”. Scendendo più nei dettagli, il contenuto delle linee guida mettono specificamente in guardia contro il consumo di più di 20 grammi di alcol puro al giorno – l’equivalente di 500 ml di birra o di un bicchiere di sakè – o di 150 grammi a settimana.
Attenzione, però: è bene notare che tali raccomandazioni non sono severe come sembrano. Le nuove linee guida del Giappone consigliano fondamentalmente l’equivalente di 18,75 unità a settimana – dove un’unità, secondo la scala inglese, equivale a 10 ml o 8 grammi di alcol puro, ossia la quantità approssimativa che un adulto medio può elaborare in un’ora di tempo -, significativamente superiore alle linee guida d’Oltremanica dove, ad esempio, si raccomanda di rimanere entro le 14 unità di alcol a settimana, distribuite in tre giorni o più.
Quello che inevitabilmente ci fa alzare il sopracciglio, come accennato nelle righe precedenti, è il fatto che tali linee guida vadano a cozzare grossolanamente con la narrativa precedentemente adottata dalle autorità del Giappone: poco più di un anno fa lo stesso Governo aveva varato un piano per invitare i giovani a bere di più.
La responsabilità di questa brusca inversione di rotta sarebbe da imputare alle resistenze degli operatori sanitari. Pare infatti che le bozze preliminari, evidentemente più morbide, siano state bocciate dalle autorità sanitarie del Giappone in quanto “andavano contro la tendenza globale verso la riduzione del consumo di alcol”.