I consumi di analcolici sono tornati a crescere nel corso del 2021, mettendo a segno un aumento dell’8% su base annua e raggiungendo un totale complessivo di 28,3 milioni di ettolitri: è quanto emerso dal più recente studio redatto da Nomisma per ASSOBIBE, l’Associazione Italiana Industrie Bevande Analcoliche, che di fatto imputa la prima causa di questa tendenza alla ripresa del settore Horeca, rinvigorito dal venir meno delle restrizioni anti-Covid.
Salgono, inoltre, anche le vendite di bevande analcoliche nei punti vendita della Grande Distribuzione (+1,7% vs 2020 a volume), mentre quelle di bevande gassate registrano una lieve flessione complessiva (-0,8% vs 2020). L’aria di ottimismo, tuttavia, viene immediatamente meno quando si considerano le prospettive per il futuro, che invece mostrano dense nubi temporalesche. Nello specifico, le imprese italiane operanti nei settore dell’alimentare e delle bevande si trovano di fatto a dover fare i conti la crescita esponenziale dei prezzi delle materie prime energetiche e agricole, dei metalli (tra cui l’alluminio), degli input produttivi e dei trasporti.
Una crescita, quella dei prezzi di beni e servizi, che sta coinvolgendo anche le famiglie italiane: stando ai dati redatti dall’Osservatorio Packaging del Largo Consumo di Nomisma, 4 italiani su 10 sono preoccupati dall’inflazionegaloppante che di fatto si traduce in chiari segni di rallentamento per il mercato delle bevande analcoliche (-3,6% sui volumi delle vendite su base annua nel primo trimestre). In questo contesto, il mercato italiano dei soft drinks si trova a fare i conti con incertezze sempre più concrete, esacerbate anche dalla possibilità di nuove chiusure per l’Horeca e l’entrata in vigore della sugar tax nel 2023.
“La contrazione nel 2022 è destinata ad accentuarsi se si ipotizza una ripresa dei contagi dopo l’estate e nuove restrizioni per il canale Horeca nel periodo ottobre-dicembre, nel 2022 si potrebbe assistere ad una contrazione del 2,3%” ha spiegato a tal proposito Emanuele Di Faustino, Senior Project Manager di Nomisma che ha curato lo studio per Assobibe. “Nel complesso, con la Sugar Tax il mercato nel 2023 si dovrebbe contrarre del 12% rispetto al 2022 e di ben il 17% se lo si confronta con lo scenario pre-pandemico (2019)”.