La particolare vicenda di Francesca Amadori, erede della celebre (e naturalmente omonima) azienda operante nel contesto del settore avicolo, fu una delle più particolari degli ultimi tempi. La notizia arrivò circa un annetto fa, durante le prime settimane di gennaio 2022: all’epoca Francesca ricopriva, secondo quanto lasciato trapelare, la carica di direttrice dell’area comunicazione della ditta di famiglia; e fu licenziata – e qui citiamo direttamente quanto riportato in quell’occasione “con motivazioni coerenti e rispettose dei principi aziendali”. Alla faccia del nepotismo, insomma – essere la nipotina del fondatore non ha portato ad alcun trattamento di favore. Il caso è successivamente stato portato all’attenzione delle autorità giuridiche, con l’udienza in Tribunale fissata per il prossimo 13 dicembre: ma cosa succederà in Aula?
Una riunione di famiglia un po’ particolare
Stando a quanto lasciato trapelare Francesca Amadori chiederà al giudice di essere reintegrata nel posto di lavoro “che le spetta”, con tanto di risarcimento danni che ancora non è stato qualificato. L’erede diseredata sostiene infatti che il suo licenziamento sia arrivato al culmine di un episodio di discriminazione di genere nel contesto della retribuzione economica: pare infatti che, nonostante il suo ruolo implicasse il poter fare uso di poteri autonomi per declinare al meglio le politiche comunicative dell’azienda, Francesca non abbia mai ricevuto in maniera formale la carica di dirigente.
Una mancanza che andrebbe analizzata alla luce del contesto del Cda, i cui membri sono sempre stati maschi con la qualifica dirigenziale ad appannaggio del solo genere maschile. In altre parole, Francesca Amadori in quanto donna non avrebbe mai potuto raggiungere una retribuzione o un ruolo maschile. Limitazioni, queste, che eventualmente avevano finito per “contagiare” anche la sua libertà di operato: Amadori sostiene infatti che, dall’inizio del 2020, la sua autonomia – che come abbiamo accennato era strettamente legata al suo ruolo – fu pressoché annullata.
Il suo operato era infatti finito sotto lo scrutinio dell’area marketing strategico, obbligando l’erede a rendicontare ogni spesa ai nuovi superiori. Una costrizione tale che avrebbe portato Amadori a soffrire di uno stato di sofferenza e disagio, con tanto di certificazione redatta da uno psicoterapeuta. Ora, è naturale che le dichiarazioni della nostra protagonista siano degne di attenzione – per quanto, purtroppo, non siano affatto sorprendenti – e non abbiamo dubbi sul fatto che il giudice le analizzerà con la perizia necessaria, ma è giusto sentire anche l’altra proverbiale campana.
A una manciata di giorni dal licenziamento, infatti, l’amministratore delegato del Gruppo, Francesco Berti, aveva rilasciato una breve intervista che aveva permesso a noi curiosi di sbirciare un poco sui retroscena della vicenda. È importante notare che, di fatto, parte delle dichiarazioni di Francesca Amadori trovino effettivamente risonanza nelle parole di Berti: “Era una impiegata e non una dirigente” ha infatti commentato quest’ultimo, confermando di fatto quanto sostenuto dall’erede. Ma andiamo con calma: “Da inizio dicembre Francesca Amadori, che era una impiegata e non una dirigente, ha smesso di lavorare” aveva spiegato Berti. “Sia in presenza che a distanza. Senza dare spiegazioni, senza documentare le motivazioni delle sue assenze al lavoro. Neanche il padre ha potuto far nulla, se non ribadire che le regole valgono per tutti, a prescindere dal cognome”.
In altre parole pare ci sia una bella montagna di polvere nascosta sotto il tappeto. Una montagna che, naturalmente, il Gruppo Amadori tenterà di portare allo scoperto: l’intenzione dell’azienda è infatti quella di chiedere all’erede un maxi risarcimento (almeno un milione e mezzo di euro, secondo quanto trapelato) per il danno d’immagine subito, impugnando di fatto le numerose apparizioni e uscite di Francesca sui media nazionali – uscite che, naturalmente, hanno messo in cattiva luce l’intera azienda. Come andrà a finire? Difficile dirlo – ma di certo il pranzo di Natale in famiglia sarà un po’ più teso del solito.