Qualche giorno fa vi raccontammo la particolare vicenda di Francesca Amadori, erede della celebre (e ovviamente omonima) ditta specializzata nel settore avicolo, licenziata «con motivazioni coerenti e rispettose dei principi aziendali». La notizia generò un gran parlare, con i più curiosi (o forse maliziosi?) che tentavano di capire cosa stesse succedendo dietro le quinte.
Ebbene, a fornire la spiegazione ci ha pensato Francesco Berti, amministratore delegato del gruppo di Cesena dal 2019, nel corso di una breve intervista rilasciata al Corriere della Sera. Berti si fa grande premura di sottolineare come questo sia, in effetti, solamente il terzo caso dal 2018 a oggi in cui si è dovuti ricorrere a una soluzione così estrema, ma pare davvero che l’erede di Amadori non abbia lasciato scelta. “Da inizio dicembre Francesca Amadori, che era una impiegata e non una dirigente, ha smesso di lavorare. Sia in presenza che a distanza. Senza dare spiegazioni, senza documentare le motivazioni delle sue assenze al lavoro”, spiega Berti.
L’amministratore delegato, inoltre, spiega di non essere a conoscenza di eventuali screzi a livello familiare, e che “Neanche il padre ha potuto far nulla, se non ribadire che le regole valgono per tutti, a prescindere dal cognome”. Dopotutto, se un dipendente smette di lavorare in tronco è lecito che vengano presi provvedimenti. Berti, infine, confessa che avrebbe preferito gestire la questione in maniera più informale, senza attirare l’attenzione dei riflettori, ma Francesca Amadori è di tutt’altra idea, tanto da aver già dichiarato di avere intenzione di opporsi al provvedimento.