Parafrasando la signorina Silvani: “Ah, anche veterinario”?, un noto virologo e infettivologo che abbiamo imparato a conoscere durante la pandemia in quanto sempre presente in televisione, ha fatto infuriare i veterinari. Stiamo parlando di Matteo Bassetti il cui intervento a Carta Bianca dello scorso 16 novembre non è per niente piaciuto ai veterinari che hanno iniziato a protestare chiedendosi quali qualifiche avesse il noto virologo e infettivologo per parlare di allevamenti, antibiotici e sicurezza.
Veterinari protestano contro Matteo Bassetti
Passo falso per Matteo Bassetti durante la scorsa puntata di Carta Bianca. Il professor Bassetti, Direttore della clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, era fra gli ospiti della trasmissione, nel segmento dedicato ai lavori del Cop27 a Sharm el-Sheikh, quello dedicato ai cambiamenti climatici.
Ad un certo punto la conduttrice ha intavolato il discorso relativo al fatto che l’emissione mondiale di CO2 sembrerebbe essere in gran parte prodotta dagli allevamenti intensivi di animali. Ecco dunque che Bassetti, intervenendo sulla questione, ha cominciato a fare una serie di affermazioni che hanno poi storcere il naso ai veterinari, tanto che qualcuno ha parlato di “disinformazione” vera e propria.
Bassetti ha dichiarato che gli allevamenti intensivi “producono batteri resistenti e infezioni. La promiscuità, la mancanza di spazio e l’uso che si fa in quegli ambienti di grosse quantità di antibiotici, inquinano l’ambiente in una maniera diversa”.
Non pago ha poi dichiarato che, rispetto all’inquinamento atmosferico, “l’inquinamento da batteri resistenti è forse ancora peggiore, perché sicuramente l’inquinamento fa male alla salute, ma i batteri resistenti uccidono le persone”. Ha poi concluso il discorso ribadendo che servono regole stringenti, concludendo dicendo che “in medicina umana si stanno facendo dei grossi sforzi per usare bene gli antibiotici negli esseri umani … nella veterinaria siamo ancora lontani”.
Sentendo le sue parole, i veterinari italiani sono insorti, tanto che anche la FNOVI, la Federazione Nazionale degli Ordini Veterinari Italiani, non ha potuto esimersi dal diramare un comunicato stampa nel quale sottolinea quanto dichiarato da Bassetti non corrisponda esattamente a verità.
La Fnovi ha dichiarato che, tramite le sue parole, Bassetti ha dimostrato una certa impreparazione in materia delle stringenti regole attive in Italia soprattutto per quanto riguarda gli antibiotici e il loro uso negli animali, sia in quelli destinati alla produzione di alimenti, sia a quelli di affezione che a quelli sportivi. Inoltre probabilmente il virologo ignora che medici veterinari pubblici e privati ogni giorno effettuano controlli e verifiche in tal senso.
FNOVI ha poi ribadito che forse il Direttore ignora che i medici veterinari italiani, con la legge n. 167 del 20 novembre 2017 (Legge Europea 2017) sono obbligati a prescrivere farmaci solamente tramite la Ricetta Elettronica Veterinaria (REV obbligatoria dal 16 aprile 2019), un sistema informatizzato di tracciabilità di tutti i medicinali veterinari (sistema che prevede norme alquanto restrittive soprattutto per la prescrizione degli antibiotici. Un esempio? La prescrizione tramite REV di un antibiotico veterinario ha validità di soli 5 giorni: entro 5 giorni l’antibiotico deve essere acquistato, altrimenti quella ricetta non è più valida. Senza citare le classi di antibiotici come le cefalosporine di terza generazione e i chinoloni per la cui ricetta sarebbe necessario un antibiogramma).
FNOVI ha poi ricordato che i dati di uso dei farmaci veterinari e degli antibiotici sono sottoposti a costanti controlli da parte dei Servizi Veterinari delle Asl tramite il sistema della farmacosorveglianza creato dal Ministero della Salute. Inoltre l’uso degli antibiotici in allevamento viene tenuto sotto controllo dai medici veterinari aziendali tramite il registro elettronico dei trattamenti.
Questi dati, poi, sono anche a disposizione del Ministero della Salute. Si tratta dunque di un sistema molto preciso, cosa che pare non esistere ancora per i farmaci umani.
FNOVI conclude poi sostenendo che forse sia necessario informare il virologo e infettivologo del fatto che in Medicina Veterinaria le regole esistono già e sono già state aggiornate in base alle leggi europee, soprattutto per quanto riguarda il fenomeno dell’antibioticoresistenza, il benessere in allevamento e la biosicurezza aziendale. E auspica che per raggiungere l’approccio OneHealth tutti i professionisti dell’area sanitaria collaborino fra di loro.
Questo è quanto contenuto nel comunicato della FNOVI. A livello di singoli veterinari, invece, ci si chiede perché quando si parla di argomenti di pertinenza veterinaria, non ci sia mai un veterinario presente in queste trasmissioni. Si tratta di aree di competenza diverse: così come non viene chiamato un veterinario a disquisire di problematiche inerenti i reparti di un ospedale umano, non si comprende perché debba essere chiamato un medico umano a parlare di problematiche inerenti gli allevamenti.