La famosa “zona d’ombra”: stando a quanto emerso dal più recente rapporto Esvac redatto dall’Agenzia europea sul farmaco, le vendite di antibiotici negli allevamenti italiani si sono più che dimezzate negli ultimi dieci anni. Un buon traguardo? Non diremmo, ma senz’altro è un buon inizio. No, non è che vogliamo fare i soliti guastafeste: semplicemente, è bene essere consci che nonostante questo miglioramento il nostro caro vecchio Stivale continua di fatto a occupare il terzo gradino del podio nella classifica europea dei consumi complessivi. Ecco, capite ora il discorso sulla zona d’ombra? Facile lasciarsi abbagliare da dati sensazionalistici – peccato che, sovente, la verità vada poi ad annidarsi proprio là dove la luce non osa avventurarsi.
Il rapporto sul consumo di antimicrobici veterinari: qualche dato
Facendo ancora riferimento al rapporto sopracitato, è possibile apprendere che nel lasso di tempo compreso tra il 2011 e il 2020 le vendite sono complessivamente calate del 47% nei 31 Paesi presi in considerazione (di cui 29 Stati membri, accompagnati dalla Svizzera e dal Regno Unito); con l’Italia che come accennato ha messo a segno una diminuzione del 51%.
In altre parole, se la performance del Bel Paese può senza ombra di dubbio essere letta come prettamente positiva (la diminuzione a tutti gli effetti c’è stata e, a onore del vero, è pure importante in termini di mole), una lettura completa non può esimersi dall’andare a prendere in esame anche il contesto: dal rapporto emerge infatti che, se vengono prese in considerazione le tonnellate di principio attivo, allora ecco che nel nel 2020 l’Italia si classifica come terzo Paese per le vendite, piazzandosi di fatto alle spalle di Spagna e Polonia; mentre se decliniamo l’indagine in rapporto con la popolazione animale che effettivamente abita gli allevamenti nazionali, il nostro Stivale si aggiudica la medaglia d’argento, superata solamente dalla Polonia. Un po’ ironico, per un Paese che pare così fiero della sua “Sovranità alimentare”.
È interessante notare, per di più, che il rapporto Esvac in questione ha incluso al suo interno, per la prima volta in assoluto, informazioni sugli eventuali progressi compiuti verso l’obiettivo della strategia Farm to Fork della Commissione europea, che mira – tra le altre cose, di fatto – a ridurre la vendita di antimicrobici per gli animali d’allevamento e l’acquacoltura nel contesto europeo. Ebbene, in appena un triennio – quello compreso tra il 2018 e il 2021 – ben 27 Stati membri hanno già messo a segno una riduzione del 18%, circa un terzo dell’obiettivo del 50% fissato per il 2030.
Rimanendo in questo contesto, vi ricordiamo che solamente quest’estate la Commissione europea ha proposto di creare un elenco di antibiotici da vietare negli allevamenti.