Alle mucche del Regno Unito saranno somministrati mangimi con “bloccanti del metano” per ridurre le emissioni. Vi fa strano? Ok, riavvolgiamo un poco il nastro. Partiamo dal presupposto che ci piacerebbe che le premesse fossero ormai note ai più: il metano prodotto dalle esalazioni dei bovini è di fatto tra i principali responsabili delle emissioni di gas serra, con il 14% della mole globale di emissioni riconducibile proprio alle mucche e agli altri animali da allevamento. Insomma, news flash: gli allevamenti, in particolare se intensivi, sono incredibilmente nocivi per l’ambiente. Ora il secondo step: per rientrare nei target climatici occorre abbassare sensibilmente tali numeri, e uno dei modi più radicali per affrontare la questione è quello di tagliare i consumi di carne. Ecco, qui nasce il problema.
Mangimi con bloccanti del metano: l’idea per “salvare” gli allevamenti e il pianeta
Proporre una riduzione del consumo di carne pro capite è una sorta di suicidio politico, in Italia come in Regno Unito. Ma ehi, l’uomo è maestro del far necessità virtù: perché allora non provare a salvare pianeta e allevamenti in un colpo solo, senza toccare il consumo di carne e provocare l’ira – almeno per quanto riguarda il contesto nostrano – dei paladini del sovranismo alimentare?
Da qui l’idea del governo britannico di sperimentare e implementare entro il 2025 una soluzione eco-sostenibile che consiste, in parole povere, in mangimi in grado di ridurre le emissioni di metano prodotte dagli animali. “Le prove suggeriscono che questi prodotti potrebbero essere utili” ha raccontato Tom Bradshaw, vice-presidente della National Farmers Union (Nfu). “Non credo che ne sappiamo ancora abbastanza sull’impatto che avranno sull’efficienza della dieta… ma è qualcosa che dobbiamo indagare per cercare di ridurre le emissioni di metano”.
Leggendo tra le righe, è evidente che la proposta abbia il beneplacito dei grandi allevatori e dei proprietari di bestiame. La comunità scientifica e gli ambientalisti, tuttavia, hanno qualche riserva: “I Governi e l’industria adorano le loro soluzioni tecnologiche come i soppressori del metano per l’alimentazione del bestiame” ha spiegato Vicki Hird, responsabile dell’agricoltura per l’alleanza di organizzazioni Sustain. “Ma non aiuteranno a risolvere i principali danni collegati alla nostra enorme fissazione per l’allevamento di bestiame, dall’abbattimento della foresta pluviale per i mangimi e i pascoli, fino all’inquinamento dei fiumi”.
Insomma, dal taglio della carne non si scappa: “Abbiamo bisogno di produrre e mangiare meno carne” continua Hird ” e di migliorare la qualità utilizzando strumenti agro-ecologici noti per portare benefici all’intero settore agricolo e alla natura”.
Ma torniamo ai nostri mangimi “anti metano”: è bene notare, infatti, che attualmente non esistono prodotti di questo tipo autorizzati dalla Food Standards Agency, responsabile dell’approvazione e dei controlli praticati su i mangimi immessi nel circuito agro-alimentare britannico; anche se naturalmente i test del caso per verificare la loro efficacia saranno avviati nel futuro prossimo. In caso di successo, tali mangimi potrebbero effettivamente rivelarsi un’ulteriore soluzione per abbattere le emissioni di metano degli allevamenti.