Allevamenti di polli: il report boccia l’Italia, ma qualche marchio si salva

Ci sono notizie buone e cattive per l'Italia nell'annuale report ChickenTrack sul benessere dei polli negli allevamenti.

Allevamenti di polli: il report boccia l’Italia, ma qualche marchio si salva

Il 19 marzo, l’associazione Compassion in World Farming (Ciwf) ha reso noti i risultati del report annuale europeo ChickenTrack, in cui si tiene traccia dei progressi fatti dalle aziende verso il raggiungimento degli obiettivi di benessere animale negli allevamenti avicoli.

I criteri sono quelli dello European Chicken Commitment (Ecc), e si compongono di sei punti principali: il rispetto delle normative vigenti in Unione Europea indipendentemente dal paese di allevamento, una ridotta densità di allevamento, l’utilizzo di razze che dimostrano indicatori migliori di benessere animale, il miglioramento degli standard ambientali come quantità di luce, substrati e qualità dell’aria, l’adozione della pratica di stordimento in atmosfera controllata prima dell’abbattimento e il controllo di questi parametri effettuato da un ente terzo.

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Sono già 380 le aziende che hanno scelto di sottoscrivere questo impegno, e tra queste le 97 più rilevanti compongono la mole di dati di ChickenTrack: si tratta di 37 supermercati, 9 aziende della ristorazione collettiva, 20 della ristorazione commerciale, 11 aziende della trasformazione e sette produttori. A comunicare le informazioni rispettando gli impegni sono state 64, il 69% rispetto al 65% del 2023 e al 39% del 2022. 11 aziende hanno condiviso lo stato della loro transizione per la prima volta quest’anno, tra cui due italiane.

La situazione italiana

polli

L’italia è purtroppo in fondo alla classifica europea per quanto riguarda gli impegni a medio-lungo termine per il miglioramente delle condizioni degli animali nelle filiere di carne di pollo, ma c’è una buona notizia: le cinque aziende italiane presenti possono vantare un’ottima performance di trasparenze e implementazione delle buone pratiche previste.

Tra loro, soprattutto le due che per la prima volta sono state coinvolte nello studio: Eataly, con alte percentuali di transizione su alcuni dei criteri più complessi – densità di allevamento (90%), razza (80%) e stordimento (70%) – e Bofrost Italia. Carrefour Italia ha condiviso i progressi suddivisi per criteri (rispetto alla % complessiva del 2023), Gruppo Fileni continua a progredire verso il raggiungimento dei propri obiettivi, mentre i progressi di Cortilia rimangono invariati rispetto al 2023.

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Bianca Furlotti, responsabile del settore alimentare di Ciwf, esprime il suo ottimismo, pur con qualche riserva: “è incoraggiante vedere di anno in anno i miglioramenti nelle comunicazioni delle aziende italiane incluse in ChickenTrack, a testimonianza della loro responsabilità rispetto agli impegni presi e del continuo supporto a migliori standard di benessere animale”.

“Tuttavia -avverte Furlotti- la transizione accelererà e avrà un impatto su larga scala solo tramite l’adesione delle principali aziende della grande distribuzione, che concordando chiare strategie di transizione con i propri fornitori, stipulando contratti a lungo termine e garantendo investimenti graduali, potranno dare impulso al cambiamento. Diverse realtà europee e italiane hanno dimostrato che l’implementazione di migliori standard di benessere non solo è possibile ma può essere anche economicamente sostenibile. Per anni l’attenzione è stata focalizzata sulle barriere e sulle sfide di questa transizione, è giunto il momento di spostare il focus su azioni concrete e orientate alle soluzioni, per migliorare i livelli minimi di benessere degli oltre 500 milioni di polli allevati ogni anno nel nostro Paese”.