Le stalle non sono fabbriche: questo è fondamentalmente il concetto dietro cui Assocarni e Coldiretti si sono trincerate per difendere gli allevamenti italiani dalle più recenti direttive europee in materia di sostenibilità, che di fatto mirano a ridurre le emissioni ampliando il regime di autorizzazioni per gli impianti industriali alle stalle. Al di là delle battaglie ideologiche (ed economiche) il punto delle due associazioni di settore è chiaro: gli allevamenti italiani sono già a emissioni zero, e le proposte di Bruxelles finiscono per assumere i pericolosi connotati di una minaccia all’intera filiera.
“Lo smantellamento della produzione e dell’allevamento”, commentano Assocarni e Coldiretti, condannerebbe infatti “l’Italia alla dipendenza da Paesi terzi che producono con standard meno elevati dei nostri anche dal punto di vista ambientale”, oltre alle evidenti nuove difficoltà economiche. I dati, dopotutto, non mentono: il nostro caro vecchio Stivale è tra i Paesi più virtuosi al mondo in termini di bilancio delle emissioni, con gli allevamenti che rappresentano appena il 5% del totale complessivo dopo aver messo a segno una diminuzione del 10% negli ultimi dieci anni. “Bisogna lavorare per dare la giusta informazione su tutto quello che riguarda la zootecnia” ha fatto eco Ettore Prandini, presidente di Coldiretti “che è bersaglio di politiche europee sbagliate a partire dalla proposta della Commissione di revisione della direttiva sulle emissioni”.
In altre parole, nonostante l’obiettivo dell’esecutivo europeo sia naturalmente condivisibile, le due associazioni sottolineano l’importanza di non lasciare che questo traguardo “degeneri nell’ideologia, paragonando i nostri allevamenti a delle ciminiere”. L’’eurodeputato Paolo De Castro, relatore-ombra per il Gruppo S&D in commissione Agricoltura del Parlamento Ue, in questo senso non ha dubbi: “I nostri allevatori devono essere supportati nella transizione” ha commentato. “Un sistema di autorizzazioni, come quello proposto dalla Commissione Ue imporrà anche alle aziende più piccole l’utilizzo di pratiche calate dall’alto, senza adattarsi alle varie esigenze produttive né garantendo loro alcun sostegno”. Allo stesso tempo, ci sembra corretto ricordarvi che mangiare meno carne rimane a oggi la migliore arma contro il riscaldamento globale.