Ogni tanto qualche buona notizia: negli alimenti dell’Europa diminuiscono i residui di farmaci alimentari. Secondo i dati rivelati dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), ecco che nel 2020, su 620.758 campioni segnalati e analizzati dagli Stati membri, dalla Norvegia e dall’Islanda, solamente lo 0,19% di essi ha superato i livelli massimi consentiti dalla legge secondo il regolamento n. 37/2010, quello che indica i limiti massimi di residui o Mrl per i farmaci veterinari negli animali da produzione e nei prodotti animali.
Si tratta del dato più basso nel corso degli ultimi 11 anni: nel 2019 questa percentuale era dello 0.30%. Scendendo più nel dettaglio, nel 2020 sono sono state trovate meno tracce di steroidi e farmaci antitiroidei: la percentuale in questa classe di farmaci era dello 0,15% contro lo 0,55% del 2019. In particolare, i campioni che superavano i livelli massimi sono stati riscontrati nei boini (0,11%), nei suini (0,10%), nei cavalli (0,62%) e in pecore e capre (4,23%).
Livelli decisamente più bassi sono stati registrati pure per i lattoni dell’acido resorciclico, utilizzato come anabolizzante.
Valori migliori sono stati segnalati anche per gli antielmintici (antiparassitari e vermicidi) e per gli insetticidi come gli organoclorurati, anche se questi ultimi sono vietati in molti Paesi in quanto persistono troppo a lungo nell’ambiente. Si è vista anche una riduzione dei residui degli organofosforici e dei coloranti.
Bisogna tuttavia sottolineare che l’Efsa ha ricordato che, purtroppo, a causa della pandemia da Covid-19 e annesse restrizioni, gli Stati membri non sono riusciti a raggiungere la frequenza minima di campionamento.
A proposito di pesticidi: ecco un interessante studio su cosa succede nelle case in campagna.