Ad Alghero si protesta ancora contro il fermo pesca. Come? Beh, organizzando un sit-in proprio davanti alla sede del Parco Capo Caccia. Nella mattinata di ieri i pescatori del Comitato Cigarellu di Alghero si sono presentati davanti alla sede del Parco Area marina protetta Capo Caccia – Isola Piana per contestare la limitazione alla pesca nel tratto di mare della Baia di Porto Conte.
Secondo questi limiti, in quest’Area marina protetta, è vietata la pesca dal 1 settembre al 1 marzo, in modo da proteggere l’ecosistema della zona. Solo che, secondo i pescatori, queste decisioni sono state prese “unilateralmente”, senza interpellare chi ci vive della pesca. I pescatori spiegano che lavorano qui da 40 anni e adesso viene loro impedito di portare il pane a casa.
Loro non sono predatori: mantenere popolato quel tratto di mare è anche le loro interesse. Per questo motivo avevano chiesto una soluzione condivisa, ma non sono mai stati ascoltati. E riferiscono che cinque famiglie che vivono dei prodotti della pesca di quel tratto di mare non hanno più un reddito e sono ora ridotte sul lastrico.
Nonostante la direzione dell’Amp Capo Caccia – Isola Piana abbia incontrato i pescatori, la protesta va avanti. L’ente ha spiegato che sono pienamente consapevoli dei disagi che l’interruzione della pesca sta causando ai pescatori e alle loro famiglie. In base agli accordi stipulati durante un incontro con Gabriella Murgia, assessore regionale all’Agricoltura, ecco che è stato chiesto di inserire nella prossima manovra Omnibus una misura volta a compensare i minori redditi dei pescatori professionali la cui attività di pesca sia stata ridotta a causa dei divieti di pesca nelle aree marine protette.
Ma i pescatori non sono per niente soddisfatti delle risposte ricevute. Anche il fatto che pure la pesca sportiva e ricreativa in quel tratto di mare sia vietato (a proposito: proprio ad Alghero alcuni blogger erano stati denunciati per essersi filmati mentre pescavano nelle aree protette), non basta. La loro richiesta è semplice: quelle cinque unità di pesca devono poter continuare a lavorare nella baia in quanto, soprattutto in caso di maltempo, non sono attrezzate per poter pescare altrove.