AAA cercasi ristorante. Non per mangiare, o non solo perlomeno: l’idea è di aprirne le porte anche e soprattutto all’occhio delle telecamere e, di conseguenza, alla platea di chi osserva dal divano. Alessandro Borghese approda a Treviso per 4 Ristoranti, ma mancano i protagonisti.
Si è ribaltata completamente la situazione, potremmo dire. C’è chi avrebbe potuto aspettarsi che il mondo traboccasse di ristoranti pronti a partecipare al gioco mediatico, con l’idea che l’esposizione alla vetrina del piccolo schermo potesse generare buoni affari. A patto di tenere la cappa ben pulita, beninteso. Ebbene, pare che a Treviso non sia così. Ma come mai?
Il commento (giustificazione?) della Fipe
Il format è quello che tutti conosciamo. Quattro ristoranti, come suggerisce lo stesso nome del programma, che si affrontano per contendersi il titolo di ristorante più pienamente rappresentativo (ci sta un po’ stretto il termine “migliore“) di un dato angolo dello Stivale. Ci si ospita a turno a cena et voilà, si passa al gioco dei voti ormai passato a vero e proprio tormentone.
Poi è chiaro: un poco di frizione è scontata, e per certi versi – possiamo immaginare – persino incoraggiata, che altrimenti il piatto rimane scialbo. Cosa sarebbe una storia senza un po’ di conflitto, d’altronde? È un po’ come la questione dell’ego di Bruno Barbieri a 4 Hotel: gonfio, a tratti pruriginoso, ma spesso necessario.
Ebbene, a Treviso si fatica a trovare quattro insegne. Fioccano le spiegazioni: “Da spettatore è uno spettacolo estremamente piacevole” ha spiegato Dania Sartorato, presidente provinciale Fipe, riferendosi per l’appunto al programma di Borghese. “Credo che però vivere direttamente l’esperienza per le dimensioni della città nasconda diverse insidie“.
Insomma: aprire la propria cucina alle telecamere può essere un po’ come aprire a sconosciuti la propria porta di casa; e poi c’è sempre la questione del litigio con i vicini. “Non tutti giustamente sono pronti a mostrare magari i propri lati di debolezza o farsi trascinare in querelle anche accese con i colleghi” ha proseguito Sartorato.
E badate bene – non è la prima volta che Treviso si rivela una “piazza difficile”, per così dire. “Avevamo avuto già alcune richieste per il centro storico un paio di anni fa, ma anche in quel caso la cosa non andò a buon fine”. Il bis non sembra destinato ad avere più fortuna, a quanto pare.