Aldo Grasso demolisce Carlo Cracco: “Giullare involontario”

Gli chef che lasciano la cucina per i riflettori si confermano indigesti per Aldo Grasso: la terza di Dinner Club con Carlo Cracco è "uno spreco di talenti".

Aldo Grasso demolisce Carlo Cracco: “Giullare involontario”

La sentenza è lapidaria: “A tratti pare di assistere a LOL“. Aldo Grasso non è convinto dalla terza stagione di Dinner Club, il diario di viaggio con Carlo Cracco al volante e i suoi adepti al seguito. Ma cos’è andato tanto storto?

Il roster, a onore del vero, è di tutto rispetto: Christian De Sica, Emanuela Fanelli e Rocco Papaleo; affiancati dai volti ormai noti di Sabrina Ferilli e Antonio Albanese. All’appello non manca nemmeno Corrado Guzzanti, ospite a sorpresa. Ma tutto questo, di fatto, lo sapevamo già; così come sapevamo delle novità e dell’itinerario di questo terzo capitolo.

Da “re” a “giullare”

carlo cracco dinner club

Per il critico del Corriere è uno “spreco di talenti“, una inaspettata – considerando le premesse – festa della mediocrità. Il linguaggio, naturalmente, è preso in prestito dal mondo della cucina. Secondo Grasso il programma è “stracotto”, serve un “menu televisivo privo di spirito, di inventiva, di sagacia”.

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Manca insomma un po’ di brio, di carattere: magari si potrebbe aggiungere un Bruno Barbieri, macchina di conflitto e pruriginosa pignoleria nel suo (e sottolineiamo il “suo”) 4 Hotel. L’intuito ci suggerisce che Grasso, però, non apprezzerebbe.

No, tocca cercare altrove. “Con un cast così strepitoso è impossibile raggiungere risultati tanto modesti” si legge ancora sul Corriere. “Cracco ci riesce”. Lo chef “ispira simpatia come quando metti il piede su un riccio di mare”, e andrebbe sostituito – spiega Grasso – con qualcuno di più adatto: il primo nome sulla lista è Davide Oldani, “che almeno non se la tira come il maestro della Galleria Vittorio Emanuele II”.

C’è poco da fare. A Grasso gli chef che passano più tempo sotto i riflettori che ai fornelli risultano indigesti, e già lo sapevamo. Lui stesso, d’altronde, non ne fa mistero: Cracco “invece di stare in cucina sta in tv“, e passa dallo scranno del re a giocare “la parte involontaria del giullare”.

In definitiva: a detta del critico i testicoli del toro non sono stati sufficienti a dare un poco di colore al pellegrinaggio del gusto per la via Appia. Al banco degli imputati un cuoco che non brilla per carisma, una sceneggiatura molliccia, “ospiti ridotti a turisti”.