C’è chi potrebbe sostenere che l’unico abito del vino sia quello di vetro. Lettura legittima, evidentemente anche ben radicata nella tutela delle indicazioni geografiche dello Stivale, seppur un poco tradizionalista (e anche vagamente classista, se vogliamo); ma che di fatto rischia di peccare di miopia – miopia verso il mercato, che a onore del vero comincia ad ammiccare alla lattina (anche se il “ma” è d’obbligo, e in questo caso è un “ma” bello grosso); e forse ancor di più verso la sempre più pressante questione climatica.
Da qui la soluzione proposta da Aldi, catena di discount d’Oltremanica che ha di recente lanciato due vini a proprio marchio “vestiti” da bottiglie di cartone. Si tratta, secondo quanto lasciato trapelare dai colleghi inglesi, di uno Shiraz e di un Sauvignon Blanc dal Sud Africa, pronti a fare il loro debutto sugli scaffali in occasione della giornata mondiale del riciclaggio (il 18 di marzo, per intenderci), al prezzo di 7,99 sterline l’uno.
Vetro, lattina, cartone: l’abito del futuro per il vino
Numeri alla mano, le bottiglie in questione sarebbero state realizzare con il 94% di cartone riciclato e poi rivestito con un sigillante da Frugalpac, azienda con sede nella città di Ipswich; e dovrebbero essere cinque volte più leggere di una bottiglia standard realizzata in vetro. In termini di impatto ambientale, si stima che il passaggio dal vetro al cartone per queste due particolari etichette possa permettere ad Aldi di ridurre la propria impronta di carbonio dell’equivalente di guidare per l’intera circonferenza terrestre per 5,8 volte.
D’altro canto vale la pena notare che non si tratta certo della prima volta che un prodotto alcolico si trova ad abitare un vestito in carta o cartone: tra gli esempi più recenti troviamo la bottiglia fatta per il 57% in carta di Absolut Vodka; o ancora la vodka di casa Green Man Spirits imbottigliata nel cartone riciclabile.
Sarà curioso valutare, da qui a qualche manciata di anni, l’impatto effettivo sul mondo del vino di trovate di questo genere: se com’è ormai chiaro la viticoltura dovrà necessariamente misurarsi con le sfide e la volatilità del cambiamento climatico, è legittimo pensare che la lotta possa declinarsi anche in queste particolari soluzioni. Rimarrà da vedere se il cartone, o diversamente la lattina, riuscirà a scardinarsi da una vicinanza tematica con la bassa qualità che rischia di soffocarne eccessivamente le vendite; e soprattutto come (se mai dovesse succedere – tutt’altro che scontato) si scontreranno con le regole previste dai disciplinari di produzione delle indicazioni geografiche.