Ci risiamo – evidentemente armata dell’evidenza dei più recenti studi circa le conseguenze sulla salute determinate dal consumo di prodotti alcolici, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) – Regione Europa ha deciso di adottare in maniera integrale l’obiettivo di ridurre del 10% il consumo pro capite entro il 2025, annunciando una campagna che il settore di riferimento non ha esitato a definire “proibizionista” e che, come accennato, ha come traguardo il contrasto al consumo di alcolici. Secondo gli operatori del mondo delle bevande alcoliche, infatti, quanto annunciato dall’Oms va a discostarsi sensibilmente da quanto originariamente previsto dalla cosiddetta Global alcohol strategy approvata lo scorso maggio dalla stessa Oms e dalla votazione al Cancer plan da parte del Parlamento europeo che avevano rimarcato l’esigenza di focalizzare l’azione sul consumo dannoso di alcol.
“Il risultato emerso dal voto è una scura per il mondo degli alcolici” annuncia Federvini in una nota stampa, lamentando l’inizio di una nuova ondata di proibizionismo nell’indicare le politiche proposte dall’Oms. Politiche che, di fatto, comprendono l’aumento della tassazione, il divieto di pubblicità/promozione/marketing in qualsiasi forma, la diminuzione della disponibilità di bevande alcoliche, l’obbligo di health warning in etichetta e un nuovo approccio alla concertazione delle politiche che vedrebbe totalmente escluso il settore dal dibattito. Il testo redatto dalle autorità sanitarie, secondo la lettura di Federvini, si basa sul concetto di consumo “No Safe Level”, o per intenderci “Pure il bicchierino a pranzo fa male”.
“È una notizia che ci preoccupa profondamente” ha commentato a tal proposito Vittorio Cino, Direttore Generale di Federvini. “Il documento dell’Oms Europa non fa alcuna distinzione tra consumo e abuso e criminalizza di fatto milioni di consumatori e centinaia di migliaia di produttori. È un chiaro tentativo di influenzare il dibattito europeo che è in corso a Bruxelles in materia di etichettatura e corretta informazione del consumatore. Riteniamo che imporre ricette di questo tipo, composta da tassazione, messaggi allarmistici e restrizioni normative, sia non solo dannoso ma del tutto inutile. I risultati sul campo, e non gli astrusi algoritmi presentati, dimostrano che il proibizionismo ha sempre fallito”.