L‘Irlanda degli alcolici può brindare a un anno da record: stando al recente rapporto Export Performance and Prospects 2022/2023 redatto da Bord Bia, l’ente alimentare irlandese, il valore delle esportazioni verso altri Paesi ha raggiunto per la prima volta la cifra record di 2 miliardi di euro durante i dodici mesi dell’anno passato, con il whisky in particolare che si è ritagliato uno spazio da protagonista assoluto nel trainare le vendite. La tombola di Capodanno è ormai passata da un pezzo, ma lasciateci comunque dare qualche numero: il rapporto indica che le esportazioni di bevande irlandesi hanno raggiunto ben 119 mercati sparpagliati per il globo, con il Nord America che si è rivelato l’amico più prezioso con una quota di valore complessiva del 52%. Il Vecchio Continente, per darvi un’idea, è invece responsabile del 21% del valore assoluto, mentre i vicini del Regno Unito il 14%.
Un’annata da record e lo zampino dell’ironia
Ottima anche la performance fatta registrare dal settore della birra: nonostante la mole complessiva delle esportazioni di questa iconica produzione locale sia ancora inferiore del 7% rispetto ai livelli tradizionalmente registrati nel periodo precedente alla pandemia (un crollo, questo, naturalmente causato dalla chiusura dei canali commerciali in tutto in mondo per buona parte del biennio 2020/2021), nel corso del 2022 gli affari sono tornati a sorridere e hanno portato a una crescita del 19% rispetto all’anno precedente.
Il whisky, come brevemente accennato, rimane tuttavia ben assiso sul trono di trascinatore: una valutazione redatta dall’Irish Whisky Association ha infatti mostrato che, nel corso del 2022, le esportazioni “all-island” (ossia la somma di quelle dell’Irlanda del Nord e di quelle della Repubblica d’Irlanda) di questa particolare produzione hanno raggiunto per la prima volta il traguardo storico di un miliardo di euro in valore.
Una performance che ha trovato una tiepida risonanza anche nel resto della categoria dei distillati: il valore delle esportazioni di gin, ad esempio, è cresciuto a un ritmo di 5 milioni di euro l’anno negli ultimi due anni, raggiungendo la cifra complessiva di 20 milioni di euro.
“Vediamo che la premiumizzazione delle bevande irlandesi è stato uno dei fattori chiave nella crescita del valore delle esportazioni” ha commentato Cormac Healy, direttore di Drinks Ireland. “Stiamo assistendo a questa tendenza sia in Irlanda che nei nostri mercati di esportazione, poiché i consumatori scelgono di bere meno, ma meglio, scegliendo prodotti di qualità superiore. Con un supporto adeguato, il settore può continuare a funzionare bene con buone prospettive nei mercati consolidati ed emergenti”.
In tutta questa vicenda, tuttavia, è impossibile ignorare lo zampino dell’ironia: dopo aver messo a segno un anno così florido, infatti, come reagirà il settore degli alcolici all’introduzione delle cosiddette etichette salutiste, su cui sono scritti messaggi come “Il consumo di alcol provoca malattie al fegato” o “L’alcol nuoce alla salute”?