Crollano le vendite di alcolici nel contesto europeo: che l’introduzione delle cosiddette etichette salutiste in Irlanda abbia avuto un effetto così fulmineo nell’influenzare le scelte dei consumatori del Vecchio Continente? No, lo escludiamo. Si tratta allora di un effetto delle nuove linee guida adottate dell’OMS, che mirano a a ridurre del 10% il consumo pro capite entro il 2025 non concedendo sconti sul fantomatico “consumo sicuro”? Di nuovo, ci sembra difficile. Per carità, la consapevolezza circa gli effetti negativi determinati dal consumo di bevande alcoliche è ai massimi storici – tanto che la categoria degli analcolici continua a crescere -, ma il crollo delle vendite è in realtà imputabile a motivazioni meramente più pratiche e soprattutto ben legate al tasso di inflazione.
Inflazione e alcolici: una questione di priorità
Eh sì, perché se la vita è sempre più cara occorre stringere la proverbiale cinghia e rinunciare a qualche vizio – compresa la bottiglia di vino o la cassa di birra artigianale. Questa, infatti, è la lettura proposta da una analisi redatta dall’IRI che ha svelato un crollo delle vendite di alcolici sul territorio europeo dal valore complessivo di ben 2,7 miliardi di euro.
L’analisi di mercato ha preso in esame soprattutto i dati dei principali rivenditori attivi nel contesto del Vecchio Continente, e sottolineato come il calo in questione equivalga di fatto a un calo del 4% per quanto concerne le vendite di birra, vino e liquori nel corso del 2022. A onore del vero, tuttavia, è bene notare che il settore degli alcolici arrivava da anni di forte crescita: le vendite a valore degli stessi rivenditori avevano infatti registrato un aumento del 12,6% nel 2020, trainato di fatto dalla forte domanda che ha accompagnato il primo anno di pandemia, ma “l’entusiasmo alcolico” si è rapidamente estinto negli anni successivi.
La pietra dello scandalo, come accennato in precedenza, è l’aumento generalizzato del prezzo di tutti i generi alimentari; con l’IRI che conclude che le vendite di alcolici difficilmente torneranno a crescere nel futuro prossimo. “I marchi di alcolici sono presi da una tempesta perfetta senza fine in vista” ha commentato Ananda Roy, Global SVP, Strategic Growth Insights presso IRI. “Le vendite di alcolici tendono a raggiungere il picco durante una recessione, ma quella attuale è alimentata da prezzi alimentari ed energetici eccezionalmente alti. Le famiglie devono fare dei compromessi per moderarne l’impatto sul loro reddito disponibile, dando la priorità agli alimenti di base e alle piccole prelibatezze rispetto a beni discrezionali come l’alcol”.
Il risultato? Al momento le vendite di alcolici sono inferiori rispetto ai livelli pre-pandemici. D’altronde, quando le bollette raggiungono i quattro zeri, regalarsi una bottiglia di vino potrebbe apparire come un vezzo decisamente evitabile.