Il discorso che tenta di legare il consumo di alcolici e le conseguenze sulla salute è delicato come non mai. Una cortesia, questa, di quanto recentemente accaduto in Irlanda, dove sono state introdotte nuove etichette che raccontano dei danni causati da vino e altre bevande alcoliche. Una misura che naturalmente ha immediatamente fatto tracciare un parallelismo sulle avvertenze che da anni ormai appaiono sui pacchetti di sigarette, e che ha visto scattare buona parte del blocco europeo – Italia ovviamente inclusa – per contrastare il cosiddetto “bollino nero” in etichetta. Polemiche a parte, tuttavia, è bene sottolineare che il legame tra un consumo eccessivo di alcolici e problemi di salute è ormai ben noto alla comunità scientifica, ma tuttora sottovalutato dalla stragrande maggioranza di consumatori soprattutto il relazione al cancro al seno.
Alcolici e cancro al seno: l’allarme degli oncologi.
Un passo alla volta: l’allarme è squillato in occasione del convegno Focus sul Carcinoma Mammario che ha di recente riunito in quel di Udine oltre 500 esperti. L’alcol, afferma il presidente dell’Associazione Italiana Oncologia Medica (Aiom) Saverio Cinieri, “è uno dei più rilevanti fattori di rischio del tumore del seno anche se vi è una tendenza a sottovalutarlo“.
Lo stesso Cinieri, tuttavia, impiega una certa cautela nelle sue parole: “Non va assolutamente criminalizzato il consumo di bevande, come vino e birra” spiega “però numerose pubblicazioni scientifiche hanno evidenziato il collegamento con la neoplasia mammaria”. Lo ripetiamo – nulla di particolarmente nuovo, almeno per la comunità scientifica. Ricordiamo, a tal proposito, uno studio pubblicato la scorsa estate che evidenziava una preoccupante associazione tra il 4% dei tumori di tutto al mondo e il consumo di alcolici.
Tornando al capitolo cancro al seno, Cinieri si adopera a sottolineare che ci sono naturalmente diversi altri elementi da prendere in considerazione: “Vi sono poi altri fattori di rischio conclamati come quelli riproduttivi-ormonali tra cui il menarca precoce, una menopausa tardiva e l’età più avanzata alla prima gravidanza” spiega il presidente dell’Aiom. “Infine, non va dimenticata la sedentarietà, una ‘malattia’ che colpisce il 31% degli adulti italiani”.
In definitiva, tagliamo la testa al toro – bere fa male? Ovviamente sì. La retorica che punta a differenziare tra consumo e abuso è accettabile, ma adottarla e poi chiudere un occhio sull’eccessiva tollerenza culturale che abbiamo sul consumo di alcolici è da ipocriti. Se alzare il gomito è normale e sovente incoraggiato, allora la battaglia per un aumento della consapevolezza dei rischi può davvero valere la pena di essere combattuta.