Alcolici, il 4% dei tumori di tutto al mondo è associabile al loro consumo

Il consumo di alcolici è associabile a oltre 740 mila diagnosi di tumore all'anno - e la moderazione non sembra aiutare particolarmente.

Alcolici, il 4% dei tumori di tutto al mondo è associabile al loro consumo

A sostenere che il consumo di alcolici non faccia bene alla salute si rischia immediatamente di essere bollati come – nel migliore dei casi, forse – antipatici: dopotutto, il loro consumo è collante comunitario in bottiglia (o in lattina) e di fatto sta alla base di innumerevoli interazioni sociali, dalla discoteca al semplice aperitivo (seriamente, avete mai provato a essere l’unico a ordinare un succo di frutta in un tavolo di spritz?). È bene notare, tuttavia, che i dati che indicano una relazione notevole tra il consumo di alcol e l’incidenza di cancro o tumore esistono e sono ben documentati: è il caso, ad esempio, di un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Lancet Oncology, che per l’appunto stima che il 4% di tutti i nuovi casi di cancro diagnosticati nel 2020 (più di 740 mila, per intenderci) sia riconducibile all’aver alzato (un po’ troppo) il gomito.

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Gli autori del report in questione hanno proceduto nel loro studio stabilendo i livelli di assunzione di alcol pro-capite per ogni Paese nel 2010 e verificato come tale mole di consumo abbia influenzato le diagnosi oncologiche un decennio più tardi – nel 2020, per l’appunto. Dopodiché hanno combinato i dati di consumo con quelli inerenti alle tipologie di cancro in cui il nesso causale con l’alcol è più forte (cavo orale, laringe, esofago e via dicendo), considerando come “moderato” un consumo di 0,1-20 grammi di alcol al giorno, “a rischio” una mole pari o superiore a 20-60 grammi (tra i due e i sei drink al giorno, per intenderci) e infine “pesante” un consumo superiore ai 60 grammi giornalieri. Importante notare, nel contesto di questa distinzione, che mentre le ultime due categorie hanno riportato risultati chiaramente problematici (rispettivamente sono infatti state associate al 39% e al 47% delle diagnosi), anche il consumomoderato” ha fatto registrare performance piuttosto preoccupanti, risultando infatti associato al 14% del totale dei casi di cancro correlabili al consumo.

Interessante considerare lo spaccato dei due sessi: ben il 77% degli oltre 740 mila tumori presi in esame (e quindi, lo ripetiamo ancora, potenzialmente alcol-correlati) sono stati riscontrati da uomini; mentre l’Asia orientale e l’Europa centrale e dell’Est hanno fatto registrare le percentuali più elevate di casi di cancro correlati al consumo di alcolici – il 6%. Risultati ben migliori, invece, per l’Africa settentrionale e l’Asia occidentale, che di fatto si arenano al di sotto dell’1%. Segnaliamo, infine, che in Italia le diagnosi associate all’alcol equivalgono al 2,6% del totale complessivo, ossia circa 10 mila casi.

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Le conclusioni? “C’è un bisogno urgente di aumentare la consapevolezza sul nesso tra consumo di alcol e rischio di cancro” è l’opinione di Harriet Rumgay dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), che di fatto auspica l’impiego di etichette informative (un po’ come quelle che quest’inverno suscitarono l’ira italica) o un aumento dei prezzi che, indirettamente, porterebbe a una diminuzione dei consumi. “Sappiamo che livelli relativamente bassi di consumo di alcol contribuiscono comunque ad aumentare i tassi di cancro, il che è preoccupante” spiega ancora Rumgay “ma questo significa che cambiamenti anche piccoli potrebbero avere un impatto positivo”.