La parola chiave, l’avrete già intuito, è “moderato“. Così, con queste poche parole, potremmo di fatto riassumere la scoperta di un recente studio condotto da alcuni studiosi coreani e poi pubblicato sulla rivista scientifica JAMA Network Open; che ha analizzato il curioso legame che lega il consumo di alcolici e il rischio di sviluppare la demenza. Curioso perché, a onor del vero, è un rapporto che si gioca tutto sugli equilibri: stando a quanto scoperto uno o due drink al giorno possono infatti ridurre la possibilità di sviluppare questo disturbo, ma alzare un po’ di più il gomito ha l’effetto opposto e va ad aumentare considerevolmente il rischio.
“Non sono alcolizzato, sto solo combattendo la demenza”
“Abbiamo scoperto che il mantenimento di un consumo di alcol da lieve a moderato e la riduzione del consumo di alcol da un livello pesante a moderato erano associati a un ridotto rischio di demenza”, ha affermato il primo autore dello studio, il dott. Keun Hye Jeon, assistente professore presso il CHA Gumi Medical Center, CHA University di Gumi, Corea del Sud.
La ricerca ha preso in esame le cartelle cliniche risalanti al 2009 e al 2011 dei cittadini coperti dal servizio di assicurazione sanitaria nazionale coreano (NHIS), che di fatto fornisce un esame sanitario gratuito due volte l’anno ai cittadini di età pari o superiore ai 40 anni.
Gli esaminatori hanno poi somministrato le tradizionali domande necessarie a tracciare le abitudini di consumo, fumo ed esercizio fisico: per fornirvi un metro di misura, una persona che ha dichiarato di aver bevuto meno di 15 grammi di alcol al giorno è stata classificata come “a basso consumo”. Un consumo compreso tra i 15 e i 29,9 grammi è stato invece classificato come “moderato”; e infine un consumo superiore ai 30 grammi al giorno è stato considerato “pesante”.
Il team di ricerca ha infine confrontato i dati con le cartelle cliniche più recenti, del 2018, per vedere se a qualcuno dei pazienti fosse stata diagnosticata la demenza. I risultati parlano chiaro: le persone che hanno affermato di aver bevuto a un livello moderato nel tempo – circa un drink al giorno – avevano il 21% in meno di probabilità di sviluppare la demenza rispetto alle persone che non hanno mai bevuto.
La percentuale scendeva leggermente per chi è solito bere due drink al giorno – 17% – ma finiva per capovolgersi nel caso dei consumatori più incalliti, arrivando ad aumentare il rischio di contrarre la demenza fino all’8%.
Alcuni studiosi, tuttavia, hanno raccolto i dati con un certo scetticismo: è il caso, ad esempio, del dottor Richard Isaacson, neurologo preventivo presso l’Istituto per le malattie neurodegenerative della Florida. “Quando si chiede alle persone di ricordare i propri comportamenti, come il bere, c’è sempre la possibilità che ci siano errori di memoria” ha spiegato. “È difficile che abbiano una misura precisa del vino che bevono, ad esempio. In molti potrebbero pensare di stare bevendo un bicchiere normale, quando in realtà la loro porzione è una volta e mezzo quella standard”.
“Lo studio è ben fatto, ma dovremmo stare attenti a interpretarne i risultati” ha spiegato. In conclusione, vi segnaliamo che la ricerca coreana non è la prima a indagare il legame tra alcolici e demenza e concludere che con un consumo moderato può essere utile – alcuni studiosi australiani hanno raggiunto risultati simili con la birra, ad esempio -, ma è altrettanto importante essere consci del fatto che il consumo di alcol può incrementare il rischio di tumori e contribuire a problemi digestivi e malattie cardiache.