No, non è che l’ultimo drink della serata sia maledetto da qualche magia voodoo che lo rende dannoso al cervello. Ciò che sostiene lo studio in questione, realizzato dai ricercatori dell’Università di Wisconsin-Madison e pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications, è che gli effetti negativi del consumo di alcol aumentano esponenzialmente con ogni bevanda aggiuntiva: di conseguenza, il bicchierino in più potrebbe avere un impatto maggiore rispetto a tutti quelli precedenti.
Basterebbe un piccolo sacrificio, dunque, e rinunciare all’ultimo drink prima di andare a dormire (un po’ come ha dovuto fare la Regina Elisabetta) per tamponare gli effetti più negativi (chiaro, sempre che anche durante il giorno si beva con cautela). Lo studio, che ha preso in esame più di 36 mila adulti, ha anche sottolineato che più una persona consuma alcol, e più il cervello si rimpiccioliva peggiorando la connettività nella materia bianca. Più precisamente, nei soggetti con almeno cinquant’anni di età, l’aumento del consumo medio da un’unità di alcol (mezza pinta di birra, per intenderci) al giorno a due unità (una pinta intera o un calice di vino) è stato associato a cambiamenti nel cervello equivalenti a un invecchiamento di circa due anni.
E i danni, come anticipato, non sono affatto lineari: ogni volta che si alza il gomito la situazione peggiora esponenzialmente. Secondo Reagan Wetherill, assistente professore di psichiatria presso la Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania e coautore dello studio, il tutto è dovuto dalla funzione intossicante dell’alcol, che attiva alcuni enzimi nel cervello che portano alla perdita di materia grigia e compromettono la connessione della materia bianca.