C’è chi, per superare il terribile anno della pandemia, ha cercato rifugio sul fondo della bottiglia, e in alcuni Paesi questo trend è stato più marcato che in altri: è quanto emerge dal Report 2021 sull’utilizzo delle droghe (compreso dunque l’alcol) nel 2020 redatto dalla Global Drug Survey, organizzazione di ricerca indipendente con sede a Londra.
Il tutto è stato svolto attraverso la somministrazione di test anonimi online, e i tassi di partecipazione – per stessa ammissione della GDS – sono stati inferiori rispetto agli anni precedenti, riflesso di un “generale malessere globale” in aumento. I partecipanti sono stati 33022, tutte dai 25 anni in su, con la Germania che vanta il maggior numero di “intervistati” con 11514. Per l’Italia, invece, solamente 168 persone hanno voluto partecipare al sondaggio e ammettere i propri vizi.
In assoluto, la classifica dei dieci Paesi che più hanno avuto bisogno del cicchetto in più (fino ad arrivare a uno stato di ubriachezza) per superare le giornate di pandemia è quanto segue:
- Australia – 26,7 volte l’anno;
- Danimarca e Finlandia – 23,8 volte l’anno;
- Stati Uniti – 23,1 volte l’anno;
- Regno Unito – 22,5 volte l’anno;
- Canada – 22 volte l’anno;
- Irlanda – 20 volte l’anno;
- Francia – 17,5 volte l’anno;
- Svezia – 16 volte l’anno;
- Paesi Bassi – 15,7 volte l’anno;
- Ungheria – 15,1 volte l’anno.
Per riferimento, la media globale è 15 ubriacature all’anno, e i dati che emergono dallo studio, al di là dei nostri commenti goliardici, sono preoccupanti: Caterina Giorgi, Amministratrice Delegata della Foundation for Alcohol Research and Education in Australia, sottolinea come “quello che emerge è un quadro chiaro dell’impatto del consumo dannoso dell’alcol durante la pandemia”, ed evidenzia che “queste abitudini sono difficili da abbandonare mentre continua a imperversare l’emergenza Covid”.