Per i Nocciolini di Chivasso centoventi anni di storia (e anche più, come vedremo più avanti) sono stati sufficienti a guadagnarsi il titolo onorario di istituzione, a trascendere la definizione di dolce e approdare nella dimensione del mito, e anche e soprattutto a conquistare i palati di molti. Basti chiedere ad Alberto Marchetti, celebre maestro gelatiere torinese, evidentemente rimasto a tal punto stregato da avere acquistato la Dolciaria Fontana, storica azienda produttrice e ambasciatrice del dolce in questione.
La formula magica, se così vogliamo definirla, è tanto semplice quanto efficace: nocciole, zucchero e albume, dovutamente calibrati secondo il giusto dosaggio. I Nocciolini di Chivasso sono parte di un mito, come dicevamo in apertura di articolo; e da oggi passano sotto “l’ala” di Alberto Marchetti. D’altro canto, come spiega lo stesso maestro gelatiere, “I Nocciolini sono il topping perfetto per il mio gelato!”.
I Nocciolini di Chivasso, tra gusto e storia
Potremmo vedere la produzione dei Nocciolini di Chivasso come affine a un’opera di artigianato: seguendo un vecchio procedimento, le nocciole vengono di fatto sgusciate e poi tostate fino al punto giusto, per poi essere impastata con lo zucchero e l’albume. Una volta che il tutto è stato portato a uno stato di densità colante, lo si inserisce in una macchina che distribuisce su fogli di carta una serie di piccoli bottoncini pronti a fare il loro ingresso nel forno.
Il prossimo ingrediente, da aggiungere quanto basta, è la pazienza: una volta che i Nocciolini si sono raffreddati a sufficienza, vengono confezionati a mano nell’iconico packaging rosa pallido su cui è disegnato il Duomo della città di Chivasso.
“Sono sempre stato affascinato dalle cose buone” ha spiegato Alberto Marchetti. “Sin da piccolo ho amato i Nocciolini di Chivasso ed entrare oggi a far arte della loro storia mi riempie di orgoglio. Tradizione, genuinità, rispetto delle cose fatte “come una volta” sono principi che ho sempre cercato di portare in tutto ciò che faccio: nel mio gelato e ora in questa nuova avventura”.
La storia dei Nocciolini, dicevamo, attinge romanticamente dalle fattezze della leggenda: si narra infatti che l’invenzione risalga al ben lontano 1810, quando il mastro pasticcere Giovanni Podio unì le nocciole Piemonte a – l’avrete intuito – zucchero e albume. Toccherà però attendere fino al 1904, quasi un secolo più tardi, perché qualcuno – Nazzaro, il genero – registrasse il brevetto con il nome originario di noasetti.
La ricetta, dicevamo, è sempre rimasta la stessa. A Nazzaro va anche il merito di avere portato i Nocciolini alle Esposizioni Universali di Parigi prima e Torino poi, nel 1900 e 19011: il pasticcere, eventualmente, fu anche insignito del titolo di “fornitore della Real Casa” da Vittorio Emanuele III di Savoia.