In questi giorni c’è una leggenda della cucina mondiale a spasso per Napoli. Parliamo di Alain Ducasse, mito francese della haute cuisine, con trentadue insegne a suo nome e attualmente lo chef più stellato del mondo, e detentore ancora imbattuto del record di riuscire a ottenere tre stelle Michelin in tre ristoranti diversi, in tre paesi diversi. Si trova nel capoluogo campano in vista della sua nuova apertura, il “Ristorante Alain Ducasse” al nono piano dell’hotel Romeo: qui esprimerà il suo innamoramento per i prodotti locali, e l’autenticità della sua proposta sarà garantita dall’executive chef Alessandro Lucassino, toscano di Follonica e alla corte di Ducasse da dodici anni. Ma non è della sua nuova avventura italiana che vogliamo parlare, bensì della sue opinione riguardo le nostre pizzerie e la guida Michelin.
Pizza stellata?
Da uno che nella sua carriera ha collezionato ben ventuno macaron, secondo soltanto a un’altra icona della cucina francese, Joel Robuchon a quota trentuno, ci si può aspettare una certa dimestichezza con le dinamiche della guida rossa. Per noi comuni mortali resterà sempre misteriosa, ma sicuramente Alain Ducasse ha ben più chiaro di noi come funziona il dietro le quinte dell’operato degli ispettori gommati: sentire quindi la sua opinione su come le pizzerie italiane dovrebbero essere considerate da parte della Michelin, non può che suscitare da parte nostra un tifo da stadio. “Spero che un giorno la Michelin darà una stella anche alle pizzerie”, auspica il maestro monegasco.
Un’idea con cui non possiamo che essere d’accordo, e non solo per banale campanilismo. Da anni ormai, tra i nuovi stellati in giro per il mondo si fanno posto locali dal format ben diverso dal fine dining stereotipato: banchi di sushi, street food, ramen bar. È proprio di quest’anno la stella al “El Califa de Leòn”, minuscolo chiosco di tacos di Città del Messico, ora tanto premiato quanto il Lido 84. Segno che i tempi non sono solo maturi per avere finalmente delle pizzerie stellate ma, visto il livello di certi locali, siamo pure in colpevole ritardo. Ducasse avrebbe anche un suggerimento su chi dovrebbe essere il primo ad ottenere il riconoscimento, dando di fatto il via ad una rivoluzione: “Franco Pepe. Va dato atto a Pepe di aver dato un twist alla pizza napoletana”. Sacrosanto, non solo per le qualità gastronomiche, ma anche per la capacità, mostrata in tempi recenti, di comunicarsi con classe a un pubblico sempre più internazionale, un esempio che dovrebbero seguire anche i suoi colleghi che di stelle già ne hanno, spesso più di una. Speriamo quindi che nelle sue frequentazioni campane lo chef abbia modo di visitare anche Francesco Martucci, e magari, risalendo la penisola, fermarsi a scoprire Seu Illuminati, I Tigli di Padoan, Confine a Milano. E magari riportare il tutto ai vertici della Michelin, sperando che il 2025 sia l’anno buono.