L’impero di Alain Ducasse si espande ulteriormente in Arabia Saudita, con l’imminente apertura di un nuovo pop-up restaurant nella città patrimonio mondiale dell’UNESCO di Al-‘Ula.
Non sarebbe la prima insegna della leggenda culinaria mondiale nella regione: a Ryhad, nel ricchissimo distretto finanziario King Abdullah, era stato annunciato il bistrot francese Benoit, le cui ultime tracce risalgono ad aprile 2023 e ad oggi non ancora inaugurato. Ma quello che aprirà in concomitanza con le celebrazioni del Tantora Festival sarà sicuramente il primo tra i suoi ristoranti la cui cucina trarrà ispirazione dai sapori locali, in un’esperienza definita “oasis-to-table”.
Così lo chef monegasco, interpellato da Travel and Leisure India, racconta proprio di questo rapporto col territorio: “mentre creavamo il menù, tenevamo sempre a mente che Al-‘Ula è un’oasi millenaria e una fermata lungo l’antica via dell’incenso (…). Abbiamo usato il più possibile i prodotti coltivati nell’oasi e li abbiamo celebrati con le tecniche francesi”.
L’executive chef di questo progetto sarà uno dei suoi pupilli, Afonso Salvação Barreto, con cui ha condiviso il viaggio che lo ha portato alla scoperta dei prodotti delle oasi e delle fattorie locali, dando vita a piatti vogliono unire la cucina araba e l’haute cuisine, con qualche concessione ai sapori delle regioni dell’Oceano Indiano. L’unica anticipazione sulla proposta che viene concessa è “cammello confit con limone nero e foglie di vite marinate”.
Limoni nel deserto
Nel corso della storia, nell’oasi di Al-‘Ula si è sempre coltivata un’ampia varietà di alberi da frutto, inclusi mandorli, fichi, ulivi e melograni, così come la vite, cereali ed erbe aromatiche. Secondo la Royal Commission, nei 22,500 kilometri quadrati attuali si trovano a dimora 200,000 alberi di agrumi, tra i quali limoni, arance e l’antica varietà Torounge (un ibrido tra limone e pomelo), insieme a 2,3 milioni di palme da dattero. Tutto ciò e supportato da un piano del governo che vuole aiutare i coltivatori nel migliorare qualità e quantità delle produzioni, per meglio sostenere le molteplici attività di promozione e ricettività della regione, un progetto apprezzato anche dallo stesso Ducasse.
L’impero Ducasse (e l’Italia?)
Nel caso di Alain Ducasse il termine “impero” non è affatto un’iperbole. Le sue attività di ristorazione, produzione e formazione sono più di sessanta, ed è tuttora il detentore del più alto numero di stelle Michelin al mondo: ben 14 (con il nostro Enrico Bartolini che lo tallona con 13, forza!), ma avendone avute anche 20, e con il singolare record di essere l’unico ad aver gestito contemporaneamente tre tristellati. Al di là della recente capatina in quel di Caiazzo per una pizza da Franco Pepe, la sua presenza in dalle nostre parti ha visto la sua partecipazione nel ristorante L’Andana, dove nel 2016 è stato sostituito proprio da Bartolini, e col gruppo Romeo hotel dove sta sviluppando un progetto per la prossima insegna romana.