Al grido di “serviamo la patria nei campi!” Lollobrigida lancia il servizio civile agricolo

Il Servizio civile apre le porte anche all'agricoltura, con il nuovo progetto annunciato da Lollobrigida e Abodi. Come funziona e cosa c'è che non va, sotto sotto.

Al grido di “serviamo la patria nei campi!” Lollobrigida lancia il servizio civile agricolo

Giovani, imbracciate la zappa, si parte per il Servizio civile agricolo. Si scherza. Anzi no, è tutto vero: il ministro dell’Agricoltura (e delle altre cose) e il ministro per lo Sport e i Giovani hanno annunciato al G7 di Siracusa l’istituzione del Servizio civile agricolo per mille ragazze e ragazzi tra i 18 e i 28 anni. Questi fortunati agricoltori in erba, decisi a dare il loro contributo ai campi nazionali, potranno partecipare ai progetti che gli enti interessati dovranno proporre dal 2 ottobre al 28 novembre. E anche il tono della dichiarazione, a ben guardare, non era troppo lontano dalla nostra scherzosa frase di apertura.

Come funzionerà il Servizio civile agricolo

G7 GiovaniFoto di rito in occasione del G7 Giovani

“Per la prima volta i giovani potranno servire la Patria con un’attività di valore agricolo“, così ha annunciato Lollobrigida la notizia che sta correndo veloce di bocca in bocca, con riflessioni che si soffermano ora sull’uno ora sull’altro dettaglio. Il progetto prevede appunto una prima sperimentazione per mille giovani, con un investimento iniziale di circa sette milioni di euro, per offrire loro – dice Lollobrigida – “la possibilità di contribuire concretamente alla crescita delle nostre comunità rurali”, “sviluppare nuove professionalità in ambito agricolo e rafforzare il legame tra giovani e territorio”. Insomma, una sorta di stage a spese dello Stato, retribuito con 507 euro al mese, visto l’altissimo valore che il lavoro agricolo ha, come non manca mai di far notare il nostro ministro.

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Si tratta peraltro di una novità non novità, perché il Servizio civile proponeva già diversi progetti in ambito ambientale e dai colleghi del Corriere della Sera intuiamo che anche stavolta non ci sarà davvero da zappare la terra. Leggiamo invece di attività legate, inter alia, alla promozione e alla tutela del Made in Italy (e te pareva), alla presa di coscienza sui disturbi dell’alimentazione (improvvisamente cari al governo), all’economia circolare e alla protezione della biodiversità.

Luci e ombre sul mondo agricolo

Tutte tematiche sacrosante, per carità: fare esperienza in ambito agricolo non è di certo meno dignitoso o appagante (a seconda delle propensioni personali) che lavorare in biblioteca o in azienda. Quello che speriamo è che oltre a prestare braccia alla terra con un rimborso da 507 € al mese per agevolare il comparto “senza gravare sulle aziende” (cit.), ci si preoccupi anche di chi, nei campi, ci lavora in nero e all’ombra, assoggettato a sistemi di caporalato contro cui, a conti fatti, è evidente che non si fa ancora abbastanza.

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Non ci soffermeremo sul linguaggio sempre un filino nostalgico sulla bocca del governo, altrimenti siamo certi che verremmo accusati di avere un pregiudizio. Lasciamo a voi giudicare se la chiamata a vanghe e zappe per difendere l’agricoltura della Patria non suoni un tantino démodé, diciamo così.