Agrigento, lasciano il ristorante perché la cuoca è “di colore”

Se la cuoca è nera allora no grazie: è quanto si sono sentiti dire al Ginger People&Food di Agrigento, dove a cucinare - tra l'altro - c'è una vera e propria chef pluripremiata.

Agrigento, lasciano il ristorante perché la cuoca è “di colore”

Una coppia di clienti ha lasciato il ristorante appena ha saputo che, a cucinare, sarebbe stata una cuoca “di colore”. Accade ad Agrigento al Ginger People&Food di Carmelo Roccaro (nei pressi della Valle dei Templi) che ha indirizzato a questi sconosciuti una lettera su Facebook dopo l’episodio di razzismo. Episodio che, inoltre, riguarda una chef pluripremiata.

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Roccaro – che è presidente della cooperativa sociale Al Karhubnon – ha assistito personalmente all’accaduto, gestito invece dalla responsabile di sala Karima, e non ha dunque fatto in tempo a chiedere spiegazioni alla cliente sessantenne. Diciamo però che il dialogo avvenuto non lascia tuttavia spazio a interpretazioni.

Cosa è successo, e chi è la cuoca

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La responsabile di sala del Ginger People&Food è una donna di seconda generazione, ed è stata testimone della vicenda. Riporta infatti: “dopo avere visto il menù, la signora mi ha chiesto se per caso la proprietaria del ristorante fosse una signora di colore. E alla mia conferma si è alzata dicendo che non voleva più cenare qui“.

Mareme Cissé

Non che sia rilevante per dare il giusto peso a quanto è accaduto, ma la cuoca in questione – quella che la coppia di clienti non ha tollerato – è Mareme Cissé, di origine senegalesi, pluripremiata e che ha anche ricevuto premi e riconoscimenti. L’ultimo?  Nel 2019 ha vinto il World Couscous Champonship di San Vito Lo Capo (dove rappresentava il Senegal con il Couscous di “Falilou”, il nome di suo figlio). Dopo un’avventura televisiva ha preso in gestione le cucine del Ginger People&Food, contribuendo all’assegnazione del Premio Bezzo per la qualità di una ristorazione sostenibile da un punto di vista ambientale, economico e sociale

La lettera del gestore

Carmelo Roccaro ha scritto una lettera parlando di come, in fondo, era consapevole di come questo suo progetto culinario rivoluzionario fosse visto dalla comunità. L’ha pubblicata su facebook ed è indirizzata a sconosciuti, dato che non è riuscito a bloccare i clienti protagonisti. “Sei entrata di fretta, con il tuo compagno, capelli brizzolati, tagliati cortissimi ‘alla Sinéad’, donna nostrana sulla sessantina circa. Dopo qualche minuto ti ho visto alzare da tavola, disturbata, e dirigerti verso l’uscita. Ti sono venuto incontro per capire cosa stesse succedendo ma non mi hai degnato di uno sguardo e, alquanto seccata, non hai neanche risposto al mio saluto e sei andata via, così“. E continua: “ti sembrerà strano, ieri io ti ho anche ammirato. Ti ho ammirato perché hai avuto la coerenza di dire quello che tante persone, concittadini, amici pensano ma non hanno il coraggio di ammettere“.

Razzismo dietro alla “critica culinaria” negativa

Continua Roccaro, nella lettera: “frasi come ‘Non vi montate la testa, volate basso’, ‘Avete i prezzi troppo alti, i più cari della città’, ‘Fate porzioni troppo scarse’, ‘Una cucina neanche minimamente paragonabile alla nostra’, ‘Tutto troppo piccante’ in fondo vogliono dire quello che tu hai detto, senza peli sulla lingua: la cuoca è nera, voi tutti siete neri, avete oltrepassato il limite”. Prosegue: “il ‘povero nero’ è bravo e fa bene alla coscienza attraverso le opere di carità ‘inclusive e antirazziste’ dell’uomo bianco italico fin quando fa il lavapiatti o si occupa delle pulizie, cioè rimane al suo posto e non aspira a migliorare la sua condizione sociale. Ma se il nero diventa uno chef, un capo, diventa più bravo di me o di mio figlio, allora questo non va più bene. Diventa, appunto, troppo”.
Fonte open.online.it