Sempre più grano canadese arriva in Italia: dagli ultimi, dati il 96% in più nei primi setti mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, anche grazie all’accordo Ceta che fa evidentemente bene al Canada ma un po’ meno – secondo l’allarme di Coldiretti – all’agricoltura italiana.
E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sugli effetti del Patto commerciale tra Ue e Canada entrato in vigore in via provvisoria dal 21 settembre 2017 ma mai ratificato dal Parlamento italiano.
“Un accordo che si sta rivelando un ottimo affare soprattutto per il Paese nordamericano ma che alimenta preoccupazioni per l’Italia – fa sapere Coldiretti -. Nel periodo gennaio-luglio si è verificata, infatti, una vera e propria invasione di grano duro per fare la pasta dal Canada e ciò nonostante il prodotto canadese non rispetti le stesse regole di sicurezza alimentare e ambientale vigenti nel nostro Paese e sia trattato con l’erbicida glifosato in preraccolta, secondo modalità vietate sul territorio nazionale dove la maturazione avviene grazie al sole”.
“L’import selvaggio di grano straniero – ricorda Coldiretti – fa concorrenza sleale al Made in Italy pesando sulle quotazioni del grano nazionale nonostante un raccolto nazionale stimato in flessione intorno al 20% rispetto allo scorso anno e un balzo nei consumi di pasta degli italiani, con un vero boom della pasta di grano 100 per 100 Made in Italy che nei primi sei mesi dell’anno sono aumentati in valore del 29% e rappresentano ormai un quinto della pasta totale venduta nei supermercati, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat”.
In pericolo c’è la vita di oltre trecentomila aziende agricole – prosegue Coldiretti – che lo coltivano spesso in aree interne senza alternative produttive e per questo a rischio desertificazione. Proprio la concorrenza sleale del prodotto estero unita ad anni di disattenzione e abbandono nell’ultimo decennio hanno portato alla scomparsa di 1 campo su 5 dopo con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati con effetti dirompenti sull’economia, sull’occupazione e sull’ambiente.
“La presenza sui mercati esteri è vitale per il made in Italy ma negli accordi di libero scambio va garantita reciprocità delle regole e salvaguardata l’efficacia delle barriere non tariffarie perché non è possibile agevolare l’importazione di prodotti ottenuti secondo modalità vietate in Italia” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “occorre lavorare per una profonda revisione dell’accordo che tuteli il Made in Italy dalla concorrenza sleale e garantisca ai consumatori la sicurezza alimentare”.