Ok, è inutile indorare troppo la pillola o cadremmo nel ridicolo: la crisi in agricoltura innescata dalla siccità è grave, punto e a capo. Le stime sui cali produttivi dominano le nostre pagine, e di fatto la situazione non accenna affatto a migliorare. Anche in questo contesto, però, possiamo sforzarci di guardare il bicchiere mezzo pieno: nel caso della frutta, e in particolar modo della varietà di arance tarocco di Sicilia, la condizione di stress idrico si sta rivelando sorprendentemente favorevole: stando alle rilevazioni del Consorzio Euroagrimi Op, infatti, si stima un aumento di Vitamina C del 20% rispetto alle varietà sottoposte a un regime di irrigazione ordinario, e un incremento degli antociani che oscilla tra il 10 e il 14%.
Chiaro, i frutti con meno acqua saranno di dimensioni ridotte, ma non a caso si è soliti dire che nella botte piccola sta il vino buono: nonostante siano piccoli, infatti, sono ricchi di gusto e proprietà salutari – una risposta da tenere a mente nel contesto del nostro futuro, ormai segnato dall’imperversare dei cambiamenti climatici. Un’altra pianta che presenta caratteristiche simili è il fico d’India: tutte le sue parti vengono utilizzate – azzerando di fatto gli sprechi – e durante la notte emette prezioso ossigeno. “Il fico d’India è in assoluto la pianta da frutto che impiega meno acqua al mondo, si adatta agli ambienti più aridi e, oltre a essere commestibile sia nel frutto che nella pala, è un cicatrizzante naturale” ha spiegato a tal proposito Salvatore Rapisarda, presidente del Consorzio Euroagrimi Op.
Il fico d’India è dunque anche un alleato nella lotta agli incendi e un utile rigenerante per le api, a cui di fatto offrono rifugio e nutrimento per almeno cinque mesi l’anno. In conclusione, occorre notare che per produrre un kg di fichi d’India servono 20 litri di acqua l’anno, per le arance tarocco con calibro ridotto circa 60 litri di acqua, per le mele occorre utilizzare 80 litri: il carrello della spesa del futuro deve essere a prova siccità, e di fatto tutti i vegetali hanno una impronta ecologica nettamente vantaggiosa rispetto alla carne.