Ormai è da diverso tempo che si parla di allarme manodopera in agricoltura e, nonostante le diverse iniziative più o meno attivatesi in queste settimane, la situazione continua ad essere critica. Oggi da Copagri, Confederazione Produttori Agricoli, durante il tavolo di confronto organizzato dalle ministre del lavoro Nunzia Catalfo e delle Politiche Agricole Teresa Bellanova arriva la proposta di “abbassare il costo del lavoro”.
“Chiediamo al Governo di intervenire quanto prima, partendo ad esempio dal DL ‘Cura Italia 2’ o cosiddetto ‘DL aprile’, abbassando il costo del lavoro almeno fino alla fine del 2020; un intervento di decontribuzione previdenziale, infatti, potrebbe a nostro avviso rappresentare un argine alla carenza di manodopera nel comparto agricolo”. Lo ha sottolineato il presidente della Copagri Franco Verrascina intervenendo al Tavolo di confronto tra le parti sociali convocato dalle ministre del Lavoro e delle Politiche Sociali Nunzia Catalfo e delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Teresa Bellanova in relazione alla pandemia del Covid-19. Il Tavolo tornerà a riunirsi nella settimana corrente.
“Nella grave e delicata situazione che sta attraversando il Paese, che sta avendo ripercussioni a macchia d’olio sull’intero comparto primario, bisogna equiparare la decontribuzione previdenziale delle aziende agricole a quella delle imprese situate in aree svantaggiate, ad esclusione di quelle montane, andando quindi ad abbassare il costo del lavoro”, ha rimarcato Verrascina.
Problemi nuovi, poi, si sommano a quelli pre-coronavirus “quali le condizioni dei trasporti e degli alloggi” dei braccianti, ha continuato il presidente.
“Accanto alle misure decontributive, è poi necessario continuare a lavorare per semplificare il più possibile l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro in agricoltura, puntando con decisione su sistemi istituzionali di intermediazione della manodopera agricola, quali piattaforme informatiche pubbliche e trasparenti che vadano a coinvolgere tutti i potenziali interessati, partendo dai disoccupati, dai cassaintegrati e dai percettori del reddito di cittadinanza, e procedere con la regolarizzazione degli stranieri con il permesso di soggiorno scaduto e con possibilità di avere un contratto di lavoro”, ha concluso Verrascina.